Ministri

Giuramenti

2022 (Woodworm)
alt-rock

In oltre quindici anni di carriera i Ministri si sono guadagnati un posto di rispetto nel circuito delle band che hanno più influenzato la generazione immediatamente successiva, ruolo che viene loro riconosciuto come conseguenza di canzoni divenute specchio di un'epoca ed esibizioni live sempre di grandissima intensità. Alessandro Guercini, il chitarrista dei Fast Animals And Slow Kids, mi ha recentemente confessato di sentirsi onorato nel veder percepiti i dischi dei FASK alla stessa stregua di album che per lui furono importanti, quali “I soldi sono finiti” o “Andate tutti affanculo”. Chiaro? I riferimenti sui quali si sono formati i gruppi alt-rock oggi intorno ai trent’anni non sono più Marlene Kuntz, Afterhours o Verdena, bensì formazioni più giovani, quali Zen Circus e, per l’appunto, Ministri. Il che, dal punto di vista dei Ministri stessi, significa nuove e più grandi responsabilità: il dovere di mantenersi all’altezza del ruolo, continuando a produrre lavori importanti, e di fungere da megafono per un movimento – quello musicale - che sta vivendo un periodo di crisi e di passaggio generazionale.

I Ministri hanno esperienza e spalle larghe, svolgono bene entrambi i compiti, ed è soltanto a causa di qualche perverso corto circuito se il successo raccolto dal trio milanese si è rivelato inferiore a quello che in molti si sarebbero aspettati all’epoca di “Tempi bui” e “Fuori”. Non sono mai diventati una band da grandi numeri, pur consolidandosi nel tempo come culto da live club, un posizionamento che oggi diviene la loro vera forza: un livello di notorietà che consente di operare seguendo in maniera coerente le proprie idee, senza dover subire troppe pressioni esterne.
Dotati di un timbro riconoscibilissimo, i Ministri un anno fa avevano affrontato lockdown e pandemia affidando all’Ep “Cronaca nera e musica leggera” (incluso nella versione fisica di “Giuramenti”) le quattro tracce più ruvide e dirette scritte negli ultimi mesi, figlie di un’urgenza espressiva che riportava il trio all’incontenibile foga degli esordi. Fra queste, era in particolar modo “Peggio di niente” a collocarsi su un livello di assoluta eccellenza. Non erano le uniche canzoni scritte in quel difficile periodo da Federico Dragogna e soci, ma erano senza dubbio quelle che meglio potevano convivere in maniera naturale sotto lo stesso tetto.

Altre nove arrivano adesso, e in queste i Ministri tornano a muoversi fra diversi registri e dinamiche. I due singoli che hanno anticipato l’album, “Scatolette” e “Numeri”, risultano, fra i nuovi brani, quelli più efficaci e rumorosi, non a caso divenuti velocemente classici del loro repertorio. Ma in “Giuramenti” fanno di nuovo capolino anche suoni morbidi, accolti in composizioni che limitano la spinta elettrica per delineare un’atmosfera intimamente riflessiva. Da questo punto di vista, “Domani parti” e “Comete” costituiscono il plus necessario per completare un progetto che si posiziona fra i migliori fin qui realizzati da questi splendidi quarantenni.

13/05/2022

Tracklist

  1. Scatolette
  2. Documentari
  3. Vipere
  4. Numeri
  5. Esploratori
  6. Domani parti
  7. Ci eravamo detti
  8. Arcipelaghi
  9. Comete
  10. Peggio di niente (bonus versione fisica)
  11. Bagnini (bonus versione fisica)
  12. Inferno (bonus versione fisica)
  13. Cronaca nera e musica leggera (bonus versione fisica)




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