Avevamo forse bisogno noi per amare la vita oggi di un cataclisma?
In "Privilegio raro", Tutti Fenomeni si perde nella sua città. "Lo spartiacque, la Trauermarsch", dopo aver piazzato la sua
merce funebre, racconta un po' della Capitale in "A Roma va così" e "Vitaccia", poste proprie nel cuore della scaletta del secondo album. Senza dimenticare i riferimenti a una Chiesa sentita sempre dal popolo romano come molto influente e a una Roma Antica citata in "Heautontimorumenos", titolo di una commedia di Terenzio.
Appare sempre difficile inquadrare o classificare Tutti Fenomeni, e la cosa è ancora un bene. Tematicamente c'è l'alto e il basso, un approccio parlato/recitato, trascinanti aperture melodiche e qualche gioiellino pop, come "Antidoto alla morte", il brano più bello, impreziosito da
Francesco Bianconi dei
Baustelle. Con ancora
Niccolò Contessa alla produzione, gli arrangiamenti avvolgenti e compositi caratterizzano ogni brano, basti sentire lo splendido lavoro fatto per la
title track o il tocco alla
Daft Punk in "Il grande Modugno".
Ma l'aspetto più significativo è la conferma dell'ormai peculiare lavoro sui testi, marchio di fabbrica di Giorgio Quarzo Guarascio tra decostruzioni, testa-coda lessicali ("Non porto più la pena"), i predominanti toni caustici ("Mister Arduino", "Infinite volte", "Cantanti") e il racconto di un mondo dove
Cure, Wagner e Nietzsche convivono tranquillamente.
Solo sul finale Tutti Fenomeni "lascia la presa", ma è per un ultimo stralcio letterario: "Privilegio raro" sfuma infatti sui versi di "Sulla strada esco solo" dì Lermontov recitati sul finire di "Porco (outro)".
10/05/2022