Boris & Uniform

Dopo alcuni palchi condivisi nel 2019, i giapponesi Boris hanno scoperto nei newyorkesi Uniform degli ottimi compagni di scorribande sonore. "Bright New Disease" parte dal noise-rock caro a entrambi, variegandolo con entusiasmanti accelerazioni, prestiti dal metal estremo e industriale, distorsori fuori controllo, urla assortite e ugole straziate. Seguendo lo stile imprevedibile della discografia dei Boris, però, c'è spazio anche per escursioni in altri e ben più lontani stili.

I nove brani in scaletta, che totalizzano appena 32 minuti totali, aprono con tre cannonate che lasciano senza respiro ("You Are The Beginning", "Weaponized Grief", "No") per rallentare nella più torbida miscela doom-noise allucinata di "The Look Is A Flame" e nei più atmosferici miasmi di "The Sinners Of Hello (Jigoku)", invero fin troppo prolissi. Al netto dell'impatto fisico dei momenti più feroci della prima metà, la sensualità gotica di "Narcotici Shadow", attraversata da synth velenosi e corteggiata da una tensione asfissiante, appare più creativa.
Un trascurabile stoner-blues ("A Man From The Earth") e uno Slayer-iano thrash-metal assordante ("Endless Death Agony") chiudono l'ascolto dando l'impressione che l'esperimento a doppia firma abbia tentato di unire i linguaggi delle due formazioni senza giungere a una sintesi particolarmente ambiziosa.

"Bright New Disease" non è noioso, se si hanno a cuore certe sonorità spaccatimpani, ma perde l'occasione di stravolgere un sound che i Boris praticano da tanto tempo, qui reso ancora più abrasivo dall'apporto degli Uniform. Il principale motivo d'interesse risiede quindi in qualche sfumatura differente per nuovi brani orientati al culto del volume altissimo, gli amplificatori portati all'estremo e l'edonismo tipico del più caotico modo di intendere il rock. Troppo poco, visti i nomi coinvolti.

17/07/2023