Forse non dovremmo stupirci, dacché tanti anni fa, prima di debuttare sulle scene, un'ancora adolescente Corinne Bailey Rae militava in gruppi rock e amava far casino con la chitarra elettrica e il mascara sbavato sulle guance. Anche se poi il mondo ha imparato a conoscerla come raffinata interprete soul-jazz, con hit del calibro di "Like A Star" e "Put Your Record On", quell'attitudine da punkette evidentemente non è mai scemata del tutto.
A questo si può aggiungere il lusso dell'indipendenza artistica, visto che Corinne oggi si trova in una posizione invidiabile, non troppo dissimile da quella della collega Tanita Tikaram: un milionario album di debutto alle spalle e un pubblico non troppo numeroso ma fedele, ottime basi per poter campare al riparo dalle pressioni discografiche mentre si escogita, con calma, la prossima mossa.
Lungo una carriera centellinata di uscite, Corinne si è ritagliata il ruolo di cantautrice libera di sperimentare, grazie anche allo studio di registrazione che si è costruita in casa con l'aiuto del marito, il produttore e collaboratore Steve Brown. I suoi lavori sono sempre eseguiti egregiamente, ma anche con questi pacati presupposti casalinghi alle spalle, "Black Rainbows" spiazza l'ascoltatore più ferrato, dimostrando la penna di un'autrice viva e vegeta, a momenti fremente come un cavo elettrico, ondivaga e nevrotica come non si era mai vista prima d'ora.
La figura di Audrey Smaltz, celebre commentatrice di moda afroamericana attiva sin dai tempi della segregazione razziale, dona ispirazione per il roboante singolo di lancio "New York Transit Queen", un power-pop da bordo campo col quale l'autrice fa il tifo alla titubante immagine di se stessa da giovane - da madre di due figlie, oggi, Corinne è ben conscia delle insidie che le sue piccole incontreranno lungo il cammino. Sin dal titolo, infatti, "Black Rainbows" non fa segreto di quesiti identitari, sogni infranti e paure da esorcizzare - un brano su tutti è il sinistro andazzo di "He Will Follow You With His Eyes", elegante lounge falsamente rassicurante che poi dirotta in una sorda filastrocca dadaista ideata per scrollarsi di dosso ogni sguardo non voluto.
Ma Corinne non pecca di retorica; dalla sciancata apertura elettronica di "A Spell, A Prayer" all'intermezzo stile Thundercat della title track, passando per l'urlo di "Erasure", che pare un incrocio tra PJ Harvey e Patti Smith, o anche il curioso esperimento sintetico "Earthlings", a metà strada tra Laurie Anderson e Roy Ayers, "Black Rainbows" ondeggia e calpesta senza mèta ma abbonda di fantasia. L'ascolto ha comunque un centro tavola; è "Put It Down", quasi nove minuti di lucenti riverberi progressivi, accenti digitali e ritmiche in espansione - il suo andamento ipnotico e spiritato ricorda "Sister" di Tracey Thorn, brano altrettanto lungo e coinvolgente sul quale la stessa Corinne appariva come ospite ormai un lustro addietro.
Lungo l'ascolto figurano almeno due momenti che, pur in antitesi, illuminano il percorso come lucciole. "Red Horse" è un cielo stellato sulla malinconica brughiera dell'ultima Beth Orton, una dedica d'amore al proprio marito arrivato in salvo all'ultimo minuto. "Peach Velvet Sky", invece, viene tessuta col solo pianoforte acustico senza alcun abbellimento, vagando nell'etere con fare inquisitorio, tra scarti armonici jazz e pronti rientri in tema come la prima Tori Amos. Sono i momenti più calmi e melodici, quelli che tematicamente si legano al passato e contribuiscono a rendere "Black Rainbows" meglio digeribile all'ascolto.
Invece Corinne chiude la propria storia con le stesse premesse con le quali l'aveva iniziata: "Before The Throne Of The Invisible God" è una serpeggiante fantasia free jazz, lungo la quale striature di sax e gorghi elettronici disegnano paesaggi cinematografici da exotica cannibale.
Ex-stella del soul-jazz all'inglese, poi curiosa esploratrice psichedelica con "The Heart Speaks In Whispers", Corinne Bailey Rae è sempre stata un'autrice da seguire, degna antesignana dei percorsi a zig-zag di Lianne La Havas, Laura Mvula e Anaiis. Ma con "Black Rainbows" si ha l'impressione di essere piombati su tutt'altro pianeta; un lavoro catartico ma accartocciato, emozionante ma spigoloso, capace di respingere l'avventore casuale e allo stesso tempo svelare qualcosa di nuovo con ogni ascolto.
25/09/2023