Fever Ray

Radical Romantics

2023 (Rabid, Mute)
electropop, art pop

È una voce di cui si sentiva la mancanza, quella di Karin Elisabeth Dreijer Andersson, sovrana dei ghiacci che con i suoi registri da sottobosco incantato e misterioso ha segnato l'electropop di inizio millennio. Prima in compagnia del fratello Olof (insieme erano il mitico duo The Knife) e poi in solitaria a nome Fever Ray. Una sigla inaugurata nel lontano 2009 con il disco omonimo e poi tenuta a riposo per ben otto anni fino al 2017 di "Plunge", che a sua volta dista sei anni da questo nuovo ritorno targato 2023 e intitolato "Radical Romantics". Una ragione sociale poco prolifica, dunque, da rispolverare soltanto in corrispondenza di qualcosa urgente da esprimere, che non si può lasciar sopire.

 

Minacciose maschere massoniche, costumi inquietanti e trucco pesante sono sempre stati parte integrante del personaggio Karin Drejer, che questa volta ci fa visita con una nuova mise, forse la più estrema di tutte, quella di un estroso dandy gender fluid. Una figura strana, a metà tra Laurie Anderson e il Night King di "Game Of Thrones". Un giullare conturbante pronto a interpretare di canzone in canzone un nuovo personaggio e a raccontarci la sua tormentata storia d'amore. Se il succo di "Plunge" era la ribellione verso la società e i suoi costrutti retrogradi, quello di "Radical Romantics" rimette al centro del discorso il sé e i sentimenti. Questi ultimi, in primis l'amore romantico, intesi nella loro essenza più pura e scevra da sovrastrutture.

Prodotti e suonati in compagnia del fratello Olof Drejer, i primi quattro brani del disco sono la pietanza sfornata da Fever Ray più vicina allo Knife sound di sempre, sia quando "Shiver" lancia stridii sintetici e mistiche folate vocali, sia quando "Kandy" avvita i suoi beat in una danza che ricorda addirittura "Pass This On". L'emozione in entrambi i casi è così forte da far sperare disperatamente in una reunion.
Gli interventi di guest star producer del calibro di Vessel o del duo da premio Oscar Reznor/Ross contribuiscono a creare un prosieguo di disco altrettanto interessante, intricato e vario, dove un numero glam-pop come "Looking For A Ghost" viene controbilanciato dall'industrial sincopata e assordante di "Even It Out", mentre il singolo "Carbon Dioxide" ci intima di ballare come facevano i capolavori dell'electropop nordico dei primi anni Zero.
A partire dalla successiva "North", "Radical Romantics" abbassa decisamente i giri, fino a sprofondare negli abissi sintetici di "Bottom Of The Ocean": sette lunghi minuti di riverberi e modulazioni durante i quali i gorgheggi mesmerici di Karin sono sufficienti a rapirci come il canto di una sirena digitale e a trascinarci sul fondale del mare.

 

Più indulgente di "Plunge" nel rivolgersi al glorioso passato di Karin Drejer, ma forse proprio per questo più libero e riuscito, "Radical Romantics" fa quasi il pari con il piccolo capolavoro electropop "Fever Ray" e ci ricorda che purtroppo di act dall'impatto sonoro e dalla vocalità riconoscibile alla prima nota come quello dell'artista svedese ne sbocciano sempre meno.

15/03/2023

Tracklist

  1. What They Call Us
  2. Shiver
  3. New Utensils
  4. Kandy
  5. Even It Out
  6. Looking For A Ghost
  7. Carbon Dioxide
  8. North
  9. Tapping Fingers
  10. Bottom Of The Ocean


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