Per un antifascista sanguigno e verace come Giorgio Canali, fare uscire un album mentre le forze politiche del centrodestra sono ai massimi storici da quando l'Italia è una repubblica, è un'occasione unica per far sentire ancor più forte la propria voce. Insieme ai Rossofuoco realizza dodici nuove tracce vigorose e dense di crudo realismo, attraverso le quali decodifica la realtà dei nostri giorni. Rabbiosamente vivo, fra una sigaretta e una bestemmia, si conferma come uno dei nostri migliori cantautori rock di sempre, forte di testi mai banali, caratterizzando gli arrangiamenti attraverso il ricorso a sane sferzate chitarristiche.
Una rabbia mai sopita, quella di Canali, un monumento del rock italiano che non intende vivere di ricordi ma continuare a scrivere belle canzoni che gli consentano di togliersi tutti i sassolini dalle scarpe. Barricadero e combattivo, ma sempre attento a lasciare il giusto spazio a squarci melodici di rara bellezza, dove l'amore prende con forza il centro della scena, come accade nelle rotonde "Solo stupida poesia", "Meteo in quatttroquarti" e "La fine del mondo". La duplice personalità di Canali, quella combat e quella poetica, perfettamente sintetizzata nell'iniziale "C'era ancora il sole", scelta non a caso come singolo trainante.
"Pericolo giallo" scorre raccontandoci stragi di stato, mass media e post-pandemia, fra prime pagine che sparano cazzate, sbirri che sparano dalle camionette, cassonetti che s'incendiano, manganelli, inquisitori, morti bianche e caschi blu. Sfilano in rapida sequenza Berlusconi e Che Guevara, via Tasso e i lacrimogeni in piazza, salme rimpatriate con voli di stato e primi ministri che si arrampicano sugli specchi, antagonisti e dissenzienti spacciati per terroristi.
Canali racconta tutto con quella schietta chiarezza che da sempre lo contraddistingue, scandendo con attenzione ogni singola parola. Perché lui è un musicista che ci tiene a non essere frainteso. In tempi di Ed Sheeran e Coldplay, c'è sempre grande bisogno di dischi disallineati, che ci ricordino quanto la musica debba anche saper essere poco politically correct.
16/10/2023