A meno di un anno di distanza dall'ottimo Ep "Slugeye", la giovane londinese Gretel Hänyln ritorna sulle scene con una seconda raccolta di otto canzoni dal fascino immediato. In parte ispirato dall'elaborazione di una complessa dinamica relazionale, "Head Of The Love Club" rinnova l'immaginario gotico e grottesco del debutto della cantautrice e avvolge la sua potente voce gutturale con una veste sonora sempre più abrasiva, ma anche più raffinata.
Un'ambientazione funebre introduce ascoltatrici e ascoltatori in un mondo storto e orrorifico, mentre un micio ammicca affamato ai bulbi oculari del corpo deposto nel cortile. "She wants to eat your eyes, I'd give it an hour", ironizza l'io lirico su un cupo strumming di chitarra acustica. La raccapricciante scena del possibile pasto viene però brillantemente incastonata tra due eleganti ritornelli d'ascendenza soul-pop. Un simile processo di nobilitazione, o normalizzazione, del sogno gotico si verifica anche nella ballata d'amore "Little Vampire" e nell'ossessione erotizzata descritta nella title track, alimentata mediante un letto di pulsazioni industrial.
"Wiggy" capovolge invece la prospettiva e dà voce a quelli che potrebbero essere i pensieri del gatto di Gretel, Wiggy appunto. La pigrizia e l'egocentrismo del felino trovano la propria forma musicale in un'azzeccata fusione tra la celebrazione del bizzarro dei Pixies e un ritornello smaccatamente Weezer.
"Drive" e "King Of Nothing" amplificano il volume dei distorsori, incendiando le intuizioni indie-rock di uno dei primi singoli pubblicati da Hänyln, "Motorbike". Attrazione e rabbia amorosa alimentano rispettivamente queste due potenziali hit, ma il piccolo capolavoro pop di questa raccolta Gretel l'ha posto in chiusura. "Today (Can't Help But Cry)" costituisce per la giovane londinese un'inedita virata verso il rinnovamento della nostalgia del pop-rock sintetico degli anni Ottanta. Una virata che proietta un velo di ottimismo nel firmamento gotico di "Head Of The Love Club" e che, senza dimenticarsi della pista da ballo, nutre delicatamente una malinconia puramente esistenziale.
28/03/2023