Possiamo pontificare all’infinito sui pregi e i difetti dei giovani nati dopo l'anno Duemila, cresciuti in un mondo dove Internet è sempre esistito; sono velocissimi, scostanti, iper-connessi, approssimativi, tremendamente percettivi, ansiosi, sensibili, la lista è lunga. Inutile, pertanto, lanciare giudizi prematuri campati per aria, solo il tempo saprà mettere in prospettiva il quadro completo dei sogni e delle abitudini dei membri della cosiddetta Generazione Zeta.
Però abbiamo già la loro musica da ascoltare, ed è un bel grattacapo, perché questi ragazzi sono cresciuti col computer in casa e l’accesso illimitato a enormi archivi audio/visivi dai quali poter pescare a piene mani senza soluzione di continuità. Nel giro di un TikTok, i nuovissimi ventenni di oggi sono capaci di fare a fette tutte le regole sulle quali noi un tempo facevamo affidamento; bando alla pazienza e al bisogno di creare un contesto pertinente da cima a fondo, quindi, ma bando anche alle ideologie e alle rigidità di approccio che dividevano il vecchio pubblico come guerre puniche. Il ventritreene Jim Legxacy, fiero nativo di quello spaccato di Londra sud-est che va da Peckham a Lewisham, ha una sorta di motto a proposito, pubblicato su Twitter/X qualche tempo fa:
I generi musicali non sono reali, la musica non è reale, è solo aria con un po’ di spezie sopra
Eppure, in soli venticinque minuti di durata, il suo secondo mixtape “homeless n*gga pop music” crea una miscela certo curiosa ma dall’inusitato piglio cantautoriale. Come la collega e connazionale PinkPantheress, anche Jim accosta suoni e colori con naturale liquidità, senza farsi problemi di credo né provenienza. Lievi punteggi dance avvolti nel velluto, continue fusioni tra break e afrobeats, rauchi inserti rap, dolci loop di chitarra folk e striature ambient-pop formano granulose trame smagliate, attraverso le quali affiorano i tristi lamenti d’amore e le riflessioni sociali di un giovane uomo còlto da pizzichi di dubbi e nostalgia a ogni pie’ sospeso. Sul tutto, infatti, aleggia l’inconfondibile voce di Jim; intima e trasognata, appena pungente sotto il peso delle sue stesse parole, pregna di una mascolinità inquisitoria e dubbiosa ma proprio per questo capace di comunicare ai suoi coetanei con onestà e sintetica efficacia.
La mesta e tremolante introduzione di “dj”, sulla quale Jim lamenta di un amore andato in malora, illustra la cifra stilistica di un mixtape che si mette in antitesi alla malavita della drill di quartiere e dell’hip-hop da classifica, facendo semmai perno su quella “pop music” del titolo per allargarne la palette espressiva. Ma è un pop crepuscolare, anche quando impiega il sample di una giovanissima Miley Cyrus nel “mileys riddim”. Il concetto di riddim, peraltro, aleggia un po’ ovunque lungo il corso dell’ascolto, opportunamente digitalizzato per passare dalI’Isola alla Metropoli; vedasi la giostra di “eye tell (!)”, lo scricchiolante “old place”, lo stornello trap-folk “block hug” e l’implorante chiusura “hit it light it twist it”, tutti momenti intimamente melodici, pervasi da un parco minimalismo, sui quali il timido Jim cavalca il ritmo quasi incidentalmente, sospinto dalla sola emozione del proprio cuore. Sull’intermezzo “ur mages crib” aleggia addirittura una filtratissima Rihanna che intona “Stay”, su “candy reign (!)” invece appare un coro intero, intento a gonfiare con calibrata parsimonia la struttura melodica del brano.
Se è vero che i generi musicali non hanno senso di esistere e che l’esperienza personale filtrata in forma canzone è l’unica cosa che conta per stimolare suggestioni nell’ascoltatore senza regole né paletti, Jim Legxacy staglia comunque una figura alquanto solida e riconoscibile all’interno della scena, anche al netto delle continue tentazioni e influenze che aggrediscono i consumatori seriali della Rete come lui. Importante infatti notare che solo pochi mesi fa Jim è comparso come co-autore di “Sprinter”, collaborazione tra Dave e Central Cee di enorme successo in Inghilterra con dieci settimane in vetta alla classifica dei singoli – record nazionale per un pezzo rap. Tra loop di chitarra e andamento lievemente dimesso, la co-firma del nostro Jim su “Sprinter” è abbastanza lampante, i presupposti per un salto in alto ci sarebbero tutti. Ma con “homeless n*gga pop music”, l’autore continua a sognare a occhi aperti e con la testa tra le nuvole, e noi ce lo teniamo volentieri anche così.
18/09/2023