Dopo aver raccontato con l'album "Ascending Plume Of Faces" la storia e le opere dell'occultista Austin Osman Spare, il leader dei portoghesi Beautify Junkyards, João Branco Kyron, compie un fantasmagorico salto temporale nel futuro, con un album ispirato dall'opera dello scrittore Christopher Priest e dai tanti interrogativi posti dalla realtà virtuale.
"Dreaming Eden" è un disco trasognante, cosmico, lisergico. Dopo le dissertazioni in chiave horror-folk-hauntology dei primi due capitoli da solista, Kyron si addentra nelle lande più oniriche dell'elettronica con una più intensa cromatura di colori e suoni che a volte recuperano l'anima pop dell'esordio ("Tidal Pulsations").
È un sogno dal quale non vien voglia di ridestarsi, il nuovo album di Kyron, una raccolta di landscape sonori che catturano la magia di un eden immaginario. Un viaggio tra enormi distese a suon di scintillante elettronica pastorale ("Regenerative Landscape"), di sintetizzatori vintage interconnessi con estatici stati mentali ("Secret Sanctuary"). Un percorso dove il musicista intercetta altri mondi e diversi linguaggi sonori.
Scintillii elettronici e distillati di minimalismo espressivo pian piano scandiscono tempi ritmici ripetitivi e neo-futuristi con acrobazie e riff degne dei Kraftwerk (“The Passage”). Fantasy e fantascienza si incrociano in un puzzle di bizzarrie pop-lounge e drammaturgia da colonna sonora anni 70 ("Loop Of Mirrors").
Quel che prevale è infine una liturgia elettronica che cita Tangerine Dream e Jean Michel Jarre (lo spensierato vortice melodico di "Glass And Silver"). I synth sono come archi tesi verso nuove forme di sinfonia, tra incursioni di clavicembalo (la già citata "Tidal Pulsations") e piano trattato ("Fade Into Transparency") che cercano di incapsulare in forme terrene modulazioni elettroniche ricche di mistero e magia.
Realtà terrena e ultraterrena si muovono in sincrono, nella musica di João Branco Kyron. Esplorativo ma anche meditativo e contemplativo, l'album offre una lettura dinamica dell'hauntology, tra stratificazioni e variazioni modulari che appaiono come un lieve graffio su una tavolozza di colori già ultimata ("Psychic Agents").
Anche le tracce più enigmatiche e noir sono accarezzate da una dolcezza inaspettata ("Slipstream Of Memory") e a nulla vale il tentativo di concedere fisionomie più auliche e subdolamente analogiche coinvolgendo anche residui di voci umane delicatamente alterate ("Ridpath Projections").
L'ennesima sfida del leader dei Beautify Junkyards è un'esperienza sensoriale unica e irripetibile, un concentrato di melodia, frammenti, gorgoglii e placidi risvegli emotivi, che fa presagire nuovi eccellenti sviluppi nell'atteso e annunciato quinto album del gruppo portoghese.
16/06/2023