Dopo aver realizzato ben tre Ep ("My Life Is Over", "All Roads Lead To The Gun" e "All Roads Lead To The Gun II") dal 2020 della fondazione a oggi, per i losangelini Militarie Gun è arrivato il momento di fare sul serio e pubblicare un primo, ruggente full length. Registrati (a differenza del primo) dalla formazione definitiva del gruppo hardcore-punk, con i titoli a puntate, gli ultimi due Ep dei Militarie Gun indicavano chiaramente dove ci saremmo trovati al momento del disco successivo. Arrivati a questo punto, non c'è che da scoprire come suoni questa "Life Under The Gun".
Più o meno melodico, il punk-hardcore californiano non si è mai fermato, sfornando dalla fine degli anni 70 a oggi centinaia di band. Solo pochissime di queste, però, sono riuscite a travalicare i confini di skate park e sobborghi locali e a raggiungere un pubblico decisamente più trasversale. I tempi in cui band come Offspring e Green Day potevano raggiungere la cima delle classifiche di numerosi paesi del globo sono ormai lontani, ma i Militarie Gun di Ian Shelton sembrano possedere le stesse capacità comunicative e melodiche di questi illustri predecessori, nonché la medesima ispirazione e devozione per i Bad Religion.
In realtà, i Militarie Gun suonano molto più duri dell'ondata del pop-punk anni 90. Di quest'ultima hanno inglobato l'ironia, la sfrontatezza e lo stile chitarristico intriso di melodia – "Very High" riprende addirittura alcune progressioni dei Blink-182. A fare più rumore, però, è proprio lo stile del vocalist Ian Shelton, più vicino agli strepiti dei Fugazi che a quelli di un Billie Joe Armstrong.
"Do It Faster", la succitata "Very High" e "Return Policy" sono schegge hardcore-punk che trasudano melodia e ribollono di ironia verso una vita in società che ci costringe a rituali ridicoli, dalle cui tempistiche dovremmo slacciarci per riprendere il controllo dei nostri giorni. Ascoltando i riff di chitarra intrecciati da William Acuna e Nick Cogan e le sovraincisioni vocali di "Will Logic", viene da pensare a un sensuale ibrido tra il punk-pop californiano e il neo-garage newyorkese anni Zero – sì, avete capito bene, proprio gli Strokes.
Si combatte, a volte davvero in modo duro, come in "Think Less"; si ride, si cade e ci si rialza in "Life Under The Gun". Delle volte, però, si sta male e basta, e l'unica via d'uscita possibile sono dolenti riff arpeggiati di chitarra e un pianto arrabbiato che in "My Friends Are Having A Hard Time" e "Sway Too" evoca quello del nume Paul Westerberg.
Come da tradizione punk californiana, il fuoco di "Life Under The Gun" brucia per soli 27 minuti, ma è davvero difficile non ritornarci e spenderli ancora una volta. Così come sarà difficile non canticchiarne le linee più ficcanti aspettando un amico in ritardo o facendo la fila alle casse automatiche del supermercato, va da sé, ancora un po' più incazzati del solito.
25/07/2023