Caribou - Honey

2024 (City Slang)
dance, pop, techno

Il navigato Dan Snaith, alias Caribou, attivo anche come Manitoba e Daphni in diverse sfumature del settore elettronico da ormai più di vent'anni, torna con un nuovo album che nelle intenzioni vuole essere quanto di più spontaneo possibile può essere oggi la dance d'autore. Un disco dichiaratamente "commerciale" per così dire, accessibile e raggiungibile da tutti, il cui titolo stesso - Honey, miele - lo identifica come lavoro "dolce", ossia pop: qualcosa che si può gustare senza per forza dover avere un palato raffinato.
È un disco che parla - con le note più che con le parole - di rinascita, riscoperta di una voglia di vivere, di tornare giovani e di divertirsi con una musica semplice, diretta, immediata e che comunichi potenza ed energia. In questo Snaith mette in contrasto il nuovo album con il precedente, "Suddenly", e nel contrasto c'entra la pandemia: "Suddenly" usciva il 28 febbraio 2020, proprio a ridosso dell'esplosione dell'emergenza sanitaria a livello mondiale, e anche se prodotto in precedenza rivelava sonorità malinconiche, introspettive e fragili, che per una straordinaria coincidenza hanno finito col collimare perfettamente con i sentimenti degli ascoltatori nel periodo dell'uscita, date le tragiche esperienze dell'epoca.

"Honey", al contrario, è secondo Snaith in qualche modo l'evoluzione di uno sfogo spontaneo che segue non solo la fine dell'emergenza, ma anche e soprattutto il ritorno all'attività dal vivo per gli artisti e i musicisti. Una dimensione viva e reale che viene quindi ritrovata con gioia, specie per uno tanto attivo anche con i dj-set nei club come lui. E infatti lo stesso Snaith descrive quest'album come un disco da club, fatto di una musica dai tratti viscerali e che parla direttamente al corpo.
Parte di questo entusiasmo, con visioni verso un futuro nuovamente possibile, si ritrova nell'utilizzo dell'intelligenza artificiale per ottenere effetti vocali e modulazioni differenti, come si può sentire bene fin dalla traccia d'apertura, la veloce ed euforica "Broke My Heart". Ma l'uso di A.I. non comporta una presa di posizione: l'autore non si esprime a favore o contro, avendo anzi dichiarato di volere un ascoltatore privo di pregiudizi, che non si curi di chi è che effettivamente sta cantando. Semplicemente, la tecnologia viene sfruttata come puro strumento compositivo, come qualsiasi altro software digitale, per cambiare le voci a piacimento e renderle adatte là dove occorre.

La title track è un'altra di quelle che si definirebbero delle "club bangers", una perfetta techno underground con ritmi forsennati e bassi potenti e pompati (ci sta il termine "tamarri") alla Mr. Oizo che riportano parecchio a fine anni 90/primi anni Zero. Ben più ricercata, invece, "Volume", che sfrutta un flusso di percussioni cristalline vicine allo stile di Four Tet, intervallate dal classico sample vocale usatissimo nella dance "pump up the volume", e con un cantato femminile disco soul che richiama invece certe cose recenti di Jamie XX. Un particolare momento prog house, tra i più "preziosi" dell'album.

In "Do Without You" e "Come Find Me" ritroviamo invece il Caribou più classico, quello che si riconosce al primo ascolto, con un marcato accento "indie" che risulta ancora più prominente in "Campfire" - l'unico episodio "rock" dell'album - brano atipico rispetto alla tracklist e che potrebbe tranquillamente figurare in un disco degli Animal Collective. Assieme a "Volume" è il momento più "nobile" che risalta in scaletta.
Altri momenti eclatanti: l'intermezzo pseudo-radiofonico e distorto di "August 20/24", con un groove quasi French touch stile primi Daft Punk che sembra venire da un altro tempo; l'indietronica di "Over Now", che con l'uso intelligente del sampling fa rimpiangere le migliori produzioni dei Cut Copy ma riprendendo ancora i Daft Punk (quelli di "Discovery" stavolta) nella coda synth classicheggiante; e la disco futuristica di "Climbing", che stratifica progressivamente suoni inaspettati in un crescendo stellare e coinvolgente.

Tutto il disco, nel complesso, mantiene la sua promessa: i brani sono svelti, insistenti e dinamici, fluiscono l'uno nell'altro in una perfetta colonna sonora da locale alle due di notte, quando si balla perché è la musica a deciderlo, lasciando andare ogni inibizione e perdendosi nell'universo sonoro che fuoriesce dalle casse. Si coglie l'esperienza di un autore che sa maneggiare i suoni e trarne quello che vuole ma, allo stesso tempo, sente la necessità di riscoprire gioventù, istintività e spontaneità in un'era nella quale, anche nell'elettronica, tali sentimenti si ritrovano spesso perduti.
Come giudizio finale, vale quello che si potrebbe dire per molti dischi elettronici: "Honey" non inventa nulla di nuovo, non è particolarmente originale e non spalanca nuove frontiere. Semmai il contrario: suona nostalgico, a tratti volendo richiamare un'era d'oro del genere ormai tramontata. Detto questo, è anche un disco straordinario da sentire: rifulge di mille colori, mescola stili diversi e invenzioni maestose in un crafting electro che è davvero quello di un maestro del mestiere. Con questo album, fondamentalmente, Dan Snaith si diverte e anche un sacco. Non c'è motivo per cui non dovremmo farlo anche noi.

07/10/2024

Tracklist

  1. Broke My Heart
  2. Honey
  3. Volume
  4. Do Without You
  5. Come Find Me
  6. August 20/24
  7. Dear Life
  8. Over Now
  9. Campfire
  10. Climbing
  11. Only You
  12. Got To Change

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