Nel 2018 Marco Malasomma ci aveva davvero stupito con il suo esordio "Jura", album capace di descrivere in modo chiaro e potente i pensieri di George Orwell nell'atto di scrivere il capolavoro "1984". Purtroppo il testo di Orwell è stato negli anni abusato e ipercitato - spesso a sproposito - utilizzato e strattonato un po' da tutti coloro che hanno cercato di sfruttarlo per corroborare le proprie tesi, anche le più strampalate.
Non è questo il caso di Marco Malasomma che - sia con "Jura", sia adesso con "Neolingua" - è riuscito a entrare nel profondo della distopia orwelliana dei tre superstati, Oceania, Eurasia ed Estasia. La neolingua è una delle intuizioni più potenti di Orwell, il tentativo da parte del partito immaginario di "1984" (il Socing) di ridurre al minimo le parole utilizzabili per rendere sempre più difficile ogni pensiero complesso e praticamente impossibile lo psicoreato, cioè i pensieri critici verso il partito. Malasomma interpreta il significato di neolingua come le nuove parole della modernità, figlia delle continue crisi, trovando un linguaggio musicale che coglie tanti aspetti della vita contemporanea.
"Permacrisis" dà inizio all'album con una sirena (ad aprire e chiudere il brano) che sottolinea un mondo in preda al caos delle crisi permanenti. Tra le nuove parole affiora l'ecoansia, concetto che da tempo interessa vari musicisti come Rafael Anton Irisarri con il suo "Solastalgia", termine coniato dal filosofo australiano Glenn Albrecht per descrivere proprio l'ansia dei cambiamenti climatici. Malasomma in "Echo Anxiety" descrive tutto con un canto religioso che viene interrotto continuamente da pulsazioni elettroniche ripetitive. È l'episodio più lungo (circa sei minuti), il più comunicativo e potente.
Molto interessante la scelta di dedicare un brano alla infodemia, sorta di caos di parole e di opinioni che inonda ogni aspetto della nostra vita immersa nei social. "Infodemia" è quindi segnata da registrazioni vocali incomprensibili che strappano il silenzio all'ascoltatore senza dargli nulla in cambio. Le percussioni intervengono come stilettate, come a urlare ciò che ci viene derubato (il silenzio e la possibilità di un ragionamento libero e autonomo, libero da opposte propagande egualmente distanti da ogni concetto di verità).
"Underdog" segna invece il momento dell'opera più legato all'avanguardia, con atmosfere tesissime di archi vicini alla musica classica del Novecento.
Marco Malasomma si conferma come uno dei musicisti più maturi della sua generazione, con un lavoro forse meno immediato e avvincente di "Jura", ma che si pone come perfetto tassello intermedio di una possibile e auspicabile trilogia orwelliana.
15/04/2024