Il titolo "Small Changes" sembra una chiamata alle armi contro la concezione moderna che impone un'evoluzione continua. Invece, dopo cinque interminabili anni di attesa, affiancato dagli inseparabili produttori Danger Mouse e Inflo, Michael Kiwanuka si presenta con un album che non ha velleità di rivoluzionare il suo stile bensì di rafforzarlo con piccoli aggiustamenti.
Il disco si apre con "Floating Parade", brano già ben noto al pubblico grazie ai numerosi live estivi nei quali era stato proposto. L'introduzione è più che promettente: un groove morbido che richiama le sonorità anni 70, una linea di basso elegante e un ritornello impreziosito da cori memorabili. La title track, invece, offre momenti di grande intensità grazie agli assoli di chitarra sognanti che si intrecciano con una poderosa orchestrazione di archi, mettendo in luce la sua naturale predisposizione a creare atmosfere cinematografiche.
L'album prosegue su tonalità morbide e lente, ma si lascia ascoltare con piacere. Le liriche struggenti di "One And Only" e i cerchi di piano concentrici che si ripetono e si intersecano con violini drammatici in "Rebel Soul" sono il preludio al dittico formato dalle due "Lowdown", canzoni che più di tutte richiamano le precedenti avventure discografiche del barbuto artista di origine ugandese. Qui a giganteggiare è la sua chitarra con assoli caldi e elettrizzanti che si inseriscono con precisione chirurgica nella miscela blues-soul che funge da tappeto sonoro.
Ancora sprazzi di chitarra accompagnano il sontuso arrangiamento della raffinata "Live For Your Love", una ballata che richiama le languide atmosfere di Sade, con il suo equilibrio tra sensualità e malinconia. Ci si aspetterebbe, a questo punto, una mossa ardita, un finale che alzi il livello, un guizzo da ricordare. Invece, Kiwanuka sceglie una chiusura più contenuta, affidandosi a canzoni intrise di morbida eleganza ("Stay By My Side", "The Rest Of Me", "Four Long Years"). Tracce senza dubbio impeccabilmente arrangiate, che preferiscono, tuttavia, accarezzare piuttosto che sorprendere, sacrificando quella magniloquenza e quell'audacia sonora che hanno fatto di lui un maestro nel trasformare ogni brano in un'esperienza unica.
"Small Changes" resta comunque un album piacevole, capace di intrattenere e di affascinare, ma lascia addosso un sottile rimpianto: la sensazione che alcune cose avrebbero potuto restare intatte e non sarebbero dovute cambiare affatto.
30/11/2024