Cool. Basterebbe una parola per definire “Lux Prima”, primo frutto della collaborazione tra Karen O e
Danger Mouse.
Cool sì, ma di sostanza. Forse non poteva essere altrimenti dato il calibro dei nomi in gioco, ma visto quante sorprese offre il mondo della musica, meglio chiarire subito la validità artistica dell'opera. Stando ai diretti interessati, erano ben otto anni che la cantante degli
Yeah Yeah Yeahs e il produttore sognavano di unire gli sforzi, e “Lux Prima” è un disco significativo più per Karen O che per Brian Burton. Se quest'ultimo difficilmente si imbatte in passi falsi (sia come
produttore, sia come
musicista), è bello riascoltare tutta la
verve della cantante di origini sudcoreane. Colonne sonore a parte, dopo “
Mosquito”, l'esordio solista
minimal/low-fi di “
Crush Songs” non ci aveva particolarmente soddisfatto: per apprezzare le sue
performance dovevamo spulciare nei prestigiosi
featuring, tra cui spicca la recente partecipazione in “
Milano” di Daniele Luppi &
Parquet Courts.
L'apertura è tanto bella quanto ingannevole. I nove minuti dell'omonima traccia potrebbero suggerire un taglio sperimentale: siamo invece al cospetto di una rassegna pop di gran classe. Un celestiale manto di tastiere cede il passo al battito delle percussioni: arriva così Karen O e la sua voce ci accompagna in un universo notturno e affascinante, con sprazzi onirici: “No eyes open, no eyes closed”. Danger Mouse disegna la scenografia ideale per far recitare l'istrionica vocalist, mentre il suono rasenta l'eccellenza, come è possibile constatare nell'assolo di chitarra della successiva – bellissima – “ Ministry”.
Non sono da meno la sbarazzina “Turn The Light” e l'ancor più trascinante “Woman”, esaltata dalla clamorosa performance diretta da Spike Jonze al "Late Show with Stephen Colbert": videoclip/musical in presa diretta, bianco e nero, con tanto di interazione col pubblico. E qualora non ne abbiate abbastanza di ritornelli catchy, ci pensa “Redeemer” a rincarare la dose.
Karen O non taglia tutti i ponti con il passato: un'eco della scarnezza di “Crush Songs” rivive nella sussurrata “Reveries” (finché non arrivano i synth): una
torch-song degna della
Lana Del Rey di "
Honeymoon", la cui presenza (spirituale) torna in maniera ancora più ingombrante in “Drown”. “Nox Lumina” chiude degnamente i quaranta minuti nei quali la coppia sfoggia ogni molecola del proprio talento: molti lo tacceranno come un mero esercizio di stile, ma quando lo stile è di tale fattura... Beato chi potrà assistere ad “An Encounter With Lux Prima” alla Marciano Art Fondation di Los Angeles, in cui artisti di ogni campo daranno nuova forma all'opera. Visti gli esiti, rimaniamo in attesa di ulteriori aggiornamenti.
27/03/2019