Sono entrato nel giardino dell'Eden attratto dai colori tenui e delicati. Il profumo degli anni 60 e 70 inebriava la mente. Sono stato assalito da un turbinio di vecchie emozioni vissute spulciando le note di copertina dell’album “Nuggets” o ascoltando vecchi 45 giri di seminali band psych-beat inglesi. Alla fine, esausto e felice, sono crollato e ho cominciato a sognare.
Ho trovato fiori la cui fragranza sembrava ibernata come per magia: l’agilità ritmica surf-beat di “Rainbow Flower”, le fuzz guitar che reggevano il refrain alla Beatles di “Mr Abelicity” e il riff carpito ai Move per la spumeggiante “Richard Has A Racecar” mi hanno catturato come Ulisse alle prese con il canto delle sirene.
“III”, terzo album di una band di giovani musicisti olandesi, è un collage psychedelic-beat e pop tra i più riusciti e frizzanti degli ultimi tempi. Un disco perfetto per tutti coloro che si dilletano nel cogliere richiami, assonanze e furti palesi, ovvero la sintesi dell’ultimo quarto di secolo della musica pop e rock.
Quello che conta è che questo viaggio nell’ennesimo giardino incantato della moderna produzione discografica sia fonte di delizia, divertimento e genuinità, qualità che al terzo album dei Mooon non mancano, sia quando all’interno di uno spericolato ma tenue rock’n’roll adottano tinture progressive affidandole al suono di un organo (“How You Really Are”), sia quando accennano un mood blues e psichedelico con la giusta dose di accordi chitarristici e un esperto uso delle voci e dell’arte dell’arrangiamento (“Buy Me A Smile”).
Copertina (meravigliosa), titoli e sonorità sono perfettamente funzionali. I Mooon affrontano le loro passioni con l’ardore e la semplicità necessarie per evitare di cadere nella prevedibilità e nella noia. “III” è un album di belle canzoni, forse non particolarmente originali o nuove, ma non ha alcuna importanza. Il misurato romanticismo di “If Only I Knew” è amabile, il saccheggio del riff di “Day Tripper” per il rock’n’roll leggermente esotico e naif di “Living In The Night” è giustificabile. Dopotutto, i ragazzi olandesi sono consapevoli che per misurarsi con il passato bisogna calarsi non solo nell’atmosfera e nell’estetica del passato, ma anche carpire segreti e trucchi del mestiere dei grandi protagonisti di un’era irripetibile.
Ben venga, allora, il grintoso pop-rock in stile Who della trascinante “I Will Get To You” o l’ennesima citazione stile meltin' pot dei Beatles per “G.A.S.”: i 44 minuti che passerete in compagnia dei Mooon vi ripagheranno fino in fondo del tempo passato. E se cercate un briciolo di azzardo, lo troverete senz’altro nelle dissonanze di “Toy Gun”.
Io nel frattempo continuo il mio viaggio nel giardino incantato di “III”, felice di aver incrociato una maliziosa e irresistibile canzone psych-pop, “You Cannot Know”, che dietro dilettevoli sembianze offre un mix di blues, latin-soul, folk psichedelico e spirito da jam session con una leggerezza che incanta.
27/03/2024