Nino Gvilia

Nicole/ Overwhelmed By The Unexplained

2024 (Hive Mind)
chamber-folk, minimalismo

Può ancora una canzone manifestare dissenso per la realtà socio-politica in cui siamo immersi? Può dare forma a un sentimento universale, a un anelito condiviso nel quale riconoscersi? Sono questi i presupposti dai quali prende forma l’universo sonoro di Nino Gvilia, ambito cantautorale pervaso da luminescente incanto e nutrito dall’insieme di forme musicali differenti, in bilico tra folk, minimalismo, strutture lo-fi e sperimentazioni condotte a vario titolo. Un background composito, difficilmente accostabile a chi, nata vicino al lago di Paliastomi in Georgia da due raccoglitori di funghi, ha condotto una vita errante assorbendo il mistero arcaico della natura.

E in effetti Nino Gvilia non esiste, non quale biografia reale. Il suo è un personaggio immaginario, appositamente creato da Giulia Deval per esprimere la personale idea di un songwriting resistente, intriso di ecologia e amore, di politica e percezione di se stessi.
La sua prima prova discografica riunisce in un’unica uscita su vinile i due Ep digitali pubblicati a breve distanza a partire da inizio anno, dando apprezzabile saggio di quanto le intenzioni perseguite dalla giovane sound artist torinese abbiano trovato concretizzazione credibile.

I riferimenti che sottendono il progetto sono molteplici, mai ingombranti, anche se presenti a livello di suggestione percepibile. L’attitudine a incrociare forma canzone e ricerca sonora riporta a tanti segmenti della Bjork più onirica e anche per vocalità, a tratti, la vicinanza è nitida. La si avverte nelle strofe della seducente ballata “Nicole” – prima anticipazione apparsa sul finire dello scorso anno – e la si ritrova in certi passaggi di “Those Who Care”, folk essenziale impreziosito dalle volute di archi affidate alla perizia di Giulia Pecora (violino) e Clarissa Marino (violoncello). Quando il tono vira verso una dimensione acustica smaccatamente bucolica e il canto si fa ancor più etereo (“Diaphanous”), è il candore arcano di Linda Perhacs a riaffiorare, così come gli arabeschi di “Last Trip” sono intrisi di umori à-la Sufjan Stevens.

Ci sono poi l’amore per l’avanguardia e l’uso esteso della voce, che prende il sopravvento nella cullante reiterazione di “Forests, Quatrain” - canone ispirato dalla lettura di Eduardo Kohn – e nell’accusa penetrante dei flussi testuali di “Dirty Is Just What Has Boundaries”.
Ma a dominare su ogni rimando è la scrittura brillante della Deval, incline alla ricerca di una libertà stilistica capace di intersecare al meglio le istanze chiamate in causa – in questo più efficace di quanto proposto similarmente da Claire Rousay nel recente “Sentiment” – e sostenuta magistralmente da Zevi Bordovach (arrangiamenti, synth, Hammond, armonium, voce) e Pietro Caramelli (arrangiamenti, chitarra elettrica, elettronica, voce) presenti anche in cabina di regia insieme a Paul Beauchamp.

27/05/2024

Tracklist

  1. Nicole
  2. Forests, Quatrain
  3. Diaphanous
  4. Raspberry Hands
  5. Last Trip
  6. Anders
  7. Dirty Is Just What Has Boundaries
  8. Those Who Care
  9. Rain On Paliastomi
  10. Overwhelmed By The Unexplained

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