Nel 2024, la notizia dell'uscita di un nuovo disco dei Pet Shop Boys potrebbe apparire come la classica operazione nostalgia. La realtà, come capita spesso, sta nel mezzo e nel caso dello storico duo britannico propende verso il segno della continuità. Neil Tennant e Chris Lowe si sono sempre distinti, fra le tante band nate nei gloriosi anni 80, per una perseveranza stilistica che ha traghettato il loro celeberrimo synth-pop dal forte marchio dance fino al nuovo secolo, esibendo sempre abituale eleganza e profondità d'intenti.
Il loro quindicesimo album s'intitola "Nonetheless" e segna anche il loro ritorno alla gloriosa Parlophone, l'etichetta che li aveva scritturati e portati al successo. Anche in quest'occasione, i Pet Shop Boys perseverano nella perpetua tradizione di identificare le loro pubblicazioni ufficiali (quelle in studio) sempre e solo con un singolo vocabolo.
La loro carriera è costellata di successi commerciali per i quali è pleonastico approfondire ulteriormente. Al contrario, è più utile soffermarsi sul costante buon livello che il connubio nato per caso in un negozio d'elettronica, nel lontano 1981, ha sempre garantito in questi decenni di militanza.
"Nonetheless" è una commemorazione delle passioni che caratterizzano la vita di tutti i giorni. Con la proverbiale cura nei contenuti, Tennant (che mostra una vocalità pressoché identica a quella delle origini) ha stilato testi riflessivi, che rincarano alcune situazioni sociali e anche personali che sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto per chi vive in questo periodo nel Regno Unito.
Tra brani più danzerecci e ballate introspettive, ogni traccia è depositaria di una trama, contribuendo al completamento di un resoconto che si alimenta per raggiungere un obiettivo globale.
La presenza del vate James Ford in cabina di regia ha regalato una semplificazione ristoratrice delle complesse strutture create dai sintetizzatori di Chris Lowe. La costante presenza di archi, fiati e arrangiamenti classici, incastonati sulle famigerate elettroniche, ha agevolato il confezionamento di un prodotto di livello variegato, più che dignitoso, che si lascia ascoltare senza fatica e ogni tanto innesca quel mezzo sorriso che spunta quando rimembri le glorie del passato.
Il richiamo alle loro mitiche fasi più prorompenti è evidente in episodi quali "New London Boy" (una "West End Girls" dei giorni nostri, un po' più pessimistica nei contenuti) o "Dancing Star" (appostata tra le veterane "Rent" e "Love Comes Quickly"). La disco-music anni 70 aleggia imperterrita in "Loneliness", mentre è una dance signorile quella che tratteggia "Feel" e "Why Am I Dancing?", con gli immancabili violini richiamati a farcire il baldanzoso scenario.
Amabili, ma forse un tantino leziose, appaiono "A New Bohemia" e "The Secret Of Happiness", mentre il pitch del giradischi torna ad alzare la velocità in "Bullet For Narcissus". L'aria severa di "Love Is The Law" è sagacemente spezzata dagli archi, in un passaggio che tende a distaccarsi dal resto della scaletta per approccio e schema, offrendo una corroborante sterzata.
Da segnalare la pubblicazione di una versione deluxe che comprende nuove versioni, riarrangiate per l'occasione, di quattro loro evergreen come "Heart", "Being Boring", "Always On My Mind" e "It's A Sin".
Insomma, chi pensa che oggigiorno i Pet Shop Boys non abbiano più nulla da comunicare potrebbe commettere un colpevole errore. Il loro sound orecchiabile, intriso di salsa agrodolce, risulta ancora piuttosto moderno, spendibile e soprattutto ambizioso.
È onesto affermare come questo nuovo lavoro nulla aggiunga al loro dorato palmares, ma anche questa volta Neil e Chris la sfangano con la consueta abilità, una buona dose di romantico revival e l'immarcescibile accuratezza.
30/04/2024