Rieccolo Daniel Herskedal, il tubista evocatore di mondi, costruttore di ponti, maestro della rarefazione e della sospensione narrativa. Bassotubista, s’intende — qui in "Movements Of Air" affiancato da Eyolf Dale al pianoforte e alle tastiere e da Helge Norbakken alla batteria. Un terzetto tutto norvegese per un album che però viaggia lontano, come e più del solito nella produzione di un musicista che ha fatto della migrazione sonora e dell’incontro il proprio segno distintivo, la propria cifra umana e musicale.
"Movements Of Air" è un album che più di altri bilancia l'attitudine riflessiva spesso prediletta da Herskedal con la componente più cinematica, che porta al centro delle composizioni escursioni ritmiche e armoniche - tendenzialmente dirette verso sentieri mediorientali tanto impervi quanto suggestivamente paesaggistici.
L’apertura è affidata a “The Olive Branch”: un brano soffuso, introspettivo, ma guidato da un tema melodico di un’immediatezza quasi einaudiana. Schiarite e rannuvolamenti pianistici sui quali si libra il borbottio d'ottone di Herskedal, espressivo quanto una voce narrante che vibra più che parlare. Ancor più lirica "Who Are You", dove lo sciabordio delle linee pianistiche copre e fa riemergere nuovi spazi che la tuba si limita a esplorare in punta di piedi.
A rappresentare l’anima più percussiva dell’album, “Mountain Of Companions” si arrampica su guglie armoniche che non sarebbero fuori posto in un disco di Tigran Hamasyan: intricata ma non cerebrale, la composizione gioca con l’asimmetria e la spinta ritmica, rivelando una fisicità controllata. La lunga “The White Flag” tenta con successo una sintesi fra le due anime del disco: dagli arpeggi di Dale e dai tocchi asimmetrici di Norbakken si sviluppa gradualmente un passo concitato, che resta sempre sul punto di sfociare in corsa, ma preferisce mantenere la tensione anziché liberarla. Nessuna esplosione: solo un accumulo silenzioso, che per svuotamento più che per catarsi si stempera da solo proprio a un passo dal punto di rottura.
Giunto a 43 anni e con oltre 15 album all’attivo, tra lavori da leader e collaborazioni, anche con questa uscita Daniel Herskedal si conferma una delle voci più intime e riconoscibili del jazz europeo contemporaneo. Per chi già conosce la sua musica, nessuna sorpresa: solo un’ulteriore prova di coerenza e ispirazione. Ma per chi lo incontra per la prima volta, non può esserci inizio migliore.
14/05/2025