Djrum - Under Tangled Silence

2025 (Houndstooth)
idm

Diciamolo chiaramente: la spontaneità è una creatura difficile da evocare nella computer-music. Prima di raggiungere qualcosa che somigli alla naturalezza, bisogna attraversare territori complessi: quelli del campionamento, della sintesi, della fusione tra gestualità e programmazione. È un'arte di laboratorio, fatta di scalpello digitale, in cui il produttore diventa una sorta di liutaio futurista, discepolo tanto degli algoritmi quanto della filigrana acustica. Djrum riesce a scavalcare questa dicotomia, donando forma a una materia sonora che, per quanto ancorata alla dance-culture, scorre con l'organicità di un ensemble sospirante. A parte le squisitezze Uk-bass, a guidare tutto c’è il pianoforte: Felix Manuel, nome all'anagrafe dell'autore, nasce proprio da lì. Da quella disciplina delle dita sui tasti, coltivata fin da ragazzo. Il risultato è una primavera sonora cangiante e al contempo melensa. Sul substrato di ritmi fulminanti, eclettici nel bagaglio di Bpm e nella scelta timbrica, tra le pieghe di "Under Tangled Silence" si rincorrono accordi delicati, melodie liquide e fiumi di arpeggi, come se dietro ogni traccia ci fosse il tentativo di acciuffare un pensiero in fuga.

L'opera, un impulso club sospeso tra caos e romanticismo, trova paragoni con quella di uno Skee Mask trasportato in un immaginario cameristico, modellato attraverso il pathos della musica colta ("Waxcap"). Impossibile non ricondurre al gesto sincero un resoconto così variegato, anche se, in qualche occasione sorge una certa ruffianeria che, senza alcun dubbio, si riesce a perdonare.
Il dizionario è multiforme: contemplazioni pianistiche, riddim jungle, frammentazioni da abbecedario glitch, texture di strumenti acustici che sembrano provenire da un folklore post-umano ("Three Foxes Chasing Each Other"). Il full-length si sviluppa in un candore mobile, in cui convivono trattamento elettronico e gestualità: nei ritmi sbilenchi, nei rumori di superficie, nelle poliritmie. Ne viene fuori un rituale interiore che sa essere tanto sogno quanto movimento fisico, tanto ambientazione notturna quanto studio sul ritmo.
È un diario sonoro che trae ispirazione dai club inglesi, ma germoglia nella rinascita di un home-listening capace di trasformarsi in forma scenica. Il suo bagaglio semi-strumentale genera una materia ibrida e metamorfica, costruita con suoni organici e manipolazioni digitali, che sul palco diventano corpo e crepitano.

I ritmi Idm sfrecciano tra i battiti di una poliritmia pianistica ("A Tune For Us"), il post-tribale schizza a velocità supersonica nel dancefloor del futuro ("Sycamore"). È una formula che trova coesione in un inaspettato sapore classico. Immaginiamo il pianista Maurizio Pollini ("Unweaving"), nato nei sobborghi di Bristol e folgorato dalla bass-culture ("L'Ancienne"): ecco, Djrum è qualcosa del genere, anche se il paragone rende solo in parte. Qui c'è anche l'eredità di un selector sapiente, capace di raccontare il mondo attraverso le transizioni. La sua ottima abilità ai piatti si traduce in una scrittura emotiva e prismatica, che non mixa tracce, ma memorie e climi diversi. 
Il percorso, qui dentro, è simile: intricato, ma senza ostentazione; tutt'al più, con venature vagamente dolciastre: non per gli intolleranti al sentimentalismo, per quanto si tratti solo di un lieve retrogusto. E il contesto, in ogni caso, giustifica. "Under Tangled Silence" è l'improvvisazione di un poeta sonoro: perduto tra i suoi miracolosi vaneggi, suadente come un miraggio in dissolvenza.

07/05/2025

Tracklist

  1. A Tune For Us
  2. Waxcap
  3. Unweaving
  4. L'Ancienne
  5. Hold
  6. Galaxy In Silence
  7. Reprise
  8. Three Foxes Chasing Each Other
  9. Let Me
  10. Out Of Dust
  11. Sycamore