Doves - Constellation For The Lonely

2025 (Emi North)
indie-rock, post-britpop

Ai Doves è spettato inaugurare con "Lost Souls" l'elenco degli album più influenti degli anni 2000, traghettando gli ultimi residui del britpop tra le braccia di una nuova coscienza artistica, anticipata dai Radiohead e consacrata con un tocco post-modern dagli Elbow.
Il ritorno in scena nel 2020, dopo undici anni di silenzio, ha sottolineato la volontà del gruppo di riprendere il discorso interrotto senza farsi corrompere dalle mode transitorie, conciliando solidità della scrittura e sonorità elegantemente dream-pop, con una rinnovata verve e l'inconfondibile marchio degli esordi.

Questa volta sono stati necessari "solo" cinque anni per avere il seguito di "The Universal Want". Colpa delle tante vicissitudini di Jimi Goodwin, alle prese con gravi problemi di salute fisica e mentale che gli hanno impedito di essere presente alla prima stesura dei brani. Nonostante tutto, "Constellation For The Lonely" è un altro trionfo sonoro, non privo di qualche smagliatura, ciò nonostante abbastanza solido nonché proiettato verso un'interessante evoluzione che riserva qualche sorpresa.
Il restauro stilistico effettuato con "The Universal Want" trova subito terreno fertile nella prima traccia "Renegade", che si candida a potenziale nuovo classico della band, con un Goodwin in ottima forma e un crescendo emotivo dai potenti risvolti cinematici (il brano è ispirato al film "Blade Runner"). Al successivo tassello "Cold Dreaming" spetta il compito di rielaborare le nuance dance/trip-hop, nonché d'introdurre la presenza più rilevante dei fratelli Williams nel ruolo di vocalist, compito che Jez e Andy dovranno assumere in toto nel nuovo tour, a causa dell'indisponibilità di Goodwin.

L'album scorre senza intoppi tra vigorosi dream-pop ("Strange Weather", "Stupid Schemes"), ennesimi rimandi ai Radiohead ("In The Butterfly House"), confortevoli deja-vu dall'inconfondibile marchio Doves ("A Drop In The Ocean"), e un inatteso guizzo prog-rock ("Southern Bell") che cala il sipario con toni decisi e trionfali.
Sono costantemente percepibili le difficoltà che hanno accompagnato la realizzazione di "Constellation For The Lonely", soprattutto nella seconda parte, dove la band britannica si cimenta con pagine più ambiziose, ovvero quelle che soffrono maggiormente non solo del minor apporto di Jimi Goodwin, ma anche della compressione sonora in fase di missaggio e produzione, una scelta che a volte smorza la complessa dinamica delle composizioni.
I Doves recuperano la drammaturgia del britpop nella ballata "Last Year's Man", dove fa capolino il suono di un'armonica, non paghi scavano in meandri minimal-pop e bluesy nella traccia più dolente del disco, "Orlando", e si tuffano tra le braccia dell'iconografia sacra con la malinconica e toccante "Saint Teresa", introducendo nuovi elementi che rendono il tutto rimarchevole.

Che la band inglese rappresenti ormai uno stereotipo alt-rock è innegabile, nonostante tutto "Constellation For The Lonely" ha il pregio di essere un album dove ancora vigono ispirazione e voglia di rinnovarsi. Tutto suona piacevolmente familiare, mentre le poche variabili indicano la volontà di non restare ingabbiati in un suono epico e sognante ma privo di sostanza.
Con "Constellation For The Lonely" i Doves confermano di essere ancora in prima linea nel pur affollato scenario pop-rock e, tra difficoltà e ostacoli, portano a segno un disco che non è una semplice raccolta di potenziali singoli, ma un progetto coeso, sofferto e musicalmente lussuoso.

29/03/2025

Tracklist

  1. Renegade
  2. Cold Dreaming
  3. In The Butterfly House
  4. Strange Weather
  5. A Drop In The Ocean
  6. Last Year's Man
  7. Stupid Schemes
  8. Saint Teresa
  9. Orlando
  10. Southern Bell






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