Facciamo un gioco. Prendete un momento di "Lachryma" e sostituitelo con un passaggio di "Poison" di Alice Cooper. Vedrete come si incastrano alla perfezione, quasi da sembrare lo stesso pezzo. Sì, l’anima arena rock dei Ghost si è realizzata definitivamente. L’intrattenimento e l’impatto immediato delle ultime produzioni da una parte ha provocato critiche nel pubblico legato agli oscuri esordi, ma dall’altra ha saputo garantire ai Ghost un successo importante e una folta schiera di fan devoti. Il punto, per tornare anche al gioco di "taglia e cuci" iniziale, è: ciò che fanno gli svedesi capitanati da Tobias Forge lo fanno così bene da non sfigurare accanto ai nomi storici. L’inizio di "Lachryma" potrebbe inaugurare una playlist di classici hard rock anni 80 e nessuno griderebbe allo scandalo.
Prima di parlare del disco, due parole sull’altro gioco, quello delle coincidenze. In tale ambito, Tobias Forge – a questo giro Papa V Perpetua – ha potuto fare poco. Così "Skeletá", il sesto album, esce in concomitanza con l’ultimo omaggio al feretro e i seguenti funerali di Papa Francesco.
Un coro celestiale sfuma in "Peacefield", impeccabile opener, a cui seguono "Lachryma" e "Satanized" – i primi singoli – pronti a entrare nel repertorio dei classici della formazione.
Poteva essere un errore partire così forte, ma il resto di "Skeletá" tiene vivo l’ascolto. Merito del lavoro con cui i Nameless Ghouls sostengono Papa V Perpetua. Se i Ghost confermano la bravura nel realizzare pezzi tirati e coinvolgenti, plauso per le ballate "Guiding Lights" e la conclusiva "Excelsis", dove possiamo coinvolgere i Bon Jovi, così, per continuare il gioco.
Senza farsi abbindolare dai trucchi e dall’immaginario satanico-blasfemo, "Skeletá" è un buon disco rock: difficile trovare, di questi tempi nel giro mainstream, qualcosa che – pur non essendo epico – sappia intrattenere.
06/05/2025