Dopo due album passati alquanto inosservati, nel 2022 i Momma hanno centrato il bersaglio con “Household Name”. Chiaro quanto a questo punto sia ultra-atteso lo step successivo, il lavoro che potrebbe davvero lanciare in alto il quartetto americano, nel frattempo entrato di prepotenza nei cartelloni dei più prestigiosi
Festival musicali della prossima estate. “Welcome To My Blue Sky” è quindi frutto di un progetto ormai rodato, con una strada da perseguire molto ben tratteggiata, progetto fondato sulle aspirazioni delle due cantanti, chitarriste e principali compositrici, Etta Friedman e Allegra Weingarten, supportate dal basso di Aron Kobayashi Ritch (responsabile anche degli aspetti legati alla produzione) e dalla batteria di Preston Fulks.
In pista dal 2015, californiani di nascita, una vita trascorsa consumando i dischi dei
Pavement, un trasloco a Brooklyn per motivi squisitamente artistici, perché New York continua a essere il posto dove le cose accadono. E le cose stavolta sembrano accadere per davvero: bastano pochi giri di “Welcome To My Blue Sky” nel lettore (c’è chi lo usa ancora) per decodificare il suono dei Momma, chiaramente ispirato dall’alternative-rock degli
anni Novanta, da formazioni quali
Breeders,
Lush o Veruca Salt. Fra faccette imbronciate e svacco
slacker emerge la vulnerabilità delle due ragazze, che si raccontano in canzoni scritte come fossero un diario aperto.
Dentro “Welcome To My Blue Sky” c’è il suono di un’estate malinconica, che non è andata come avrebbe potuto, dove il sentimento di perdita prevale su tutto il resto. E infatti gran parte delle tracce sarebbero state scritte in estate, durante un tour come supporto ai
Weezer, mentre le relazioni sentimentali di Etta e Allegra andavano mestamente disintegrandosi.
Dal punto di vista musicale, tutto gira molto bene quando il quartetto spinge con forza su volumi e distorsori: è il caso delle declinazioni
nu-gaze di “Last Kiss” così come degli slanci
grungy dei loro primi veri inni, “I Want You (Fever)” e “Rodeo”. Meno convincenti quando l’energia evapora in favore di un
soft-rock più innocuo (”New Friend”, la fragilità acustica di “Take Me With You”, la stessa
title track). La conclusiva “My Old Street” segna il meritato ritorno a casa dopo lunghe settimane trascorse a emulare le gesta dei propri eroi.
14/04/2025