Quarant'anni fa Suzanne Nadine Vega debuttava con l'omonimo prodigio a 33 giri che le aprì la strada di una luminosa carriera, a suon di timide ballate in punta di chitarra e di voce. Gemme cesellate col minimo degli orpelli come "Marlene On The Wall", "Small Blue Thing", "The Queen And The Soldier" ridisegnavano una nuova estetica cantautorale al femminile: raffinata, intimista e irresistibilmente contagiosa. Una rielaborazione acuta e personale della figura della folksinger confessionale del Greenwich Village nel pieno degli anni 80, quando non era affatto di moda esserlo.
A distanza di quattro decenni - e a nove anni dal precedente "Lover, Beloved: Songs From An Evening With Carson McCullers" (2016) - Suzanne Vega torna con la sua chitarra tintinnante e la sua voce gentile, a raccontarci spaccati di vita vissuta e storie di una quotidianità sospesa tra realtà e immaginazione. Le dieci tracce di "Flying With Angels" - prodotto da Gerry Leonard, storico collaboratore e chitarrista già al fianco di David Bowie - si muovono tra caos urbano, tensioni politiche e visioni oniriche, indagando su temi come la lotta per la sopravvivenza, la libertà di espressione e la ricerca di spiritualità.
L'attacco è un bel fendente folk-rock che, tra chitarre jangle e versi affilati, ricorre alla metafora dello "Speakers' Corner" - l'angolo riservato agli oratori occasionali - per ammonire sui rischi della disinformazione e delle limitazioni alla libertà di parola, quantomai attuali nell'era dei social network e nell'America di Donald Trump: "I guess we better use it now/ Before we find it gone". Un senso di urgenza politica e una verve rockeggiante che tornano in "Witch", storia di una moderna maledizione, simbolo delle ingiustizie gratuite che affliggono la società, scandita da chitarre ipnotiche che mantengono alta la tensione dopo la fatata intro ("What witch hit this switch/ Striking him down not only once but twice?/ Life divides into two sides/ Before and after with a terrible price"). "Rats" svela persino un'inusitata vocazione punk, con chitarre distorte e un organo garage rock ad assecondare una critica feroce alla legge del più forte: un tentativo apprezzabile, anche se non proprio nelle corde di Suzanne.
La tragica attualità mondiale riaffiora nella mesta "Last Train From Mariupol", che affronta con delicatezza il tema della guerra in Ucraina, tra una chitarra in stile bandura e le voci eteree, tra cui quella della figlia di Vega, Ruby Froom.
Non mancano ovviamente i suoi tipici soliloqui acustici in punta di chitarra, come la title track, che tra arpeggi soffusi sussurra speranze di un intervento salvifico in tempi difficili, la delicata storia d'amore mancata della ballad "Galway", con echi delle tradizioni folk irlandesi grazie anche alla co-scrittura di Leonard, e la più sostenuta "Chambermaid", semi-cover che rivisita in chiave femminista la sempiterna "I Want You" del vate Bob Dylan, dando voce alla cameriera citata nel brano originale. In piena comfort zone anche l'elegante "Alley" che si sviluppa su un intreccio di chitarre in tonalità minore, sostenuto da un ritmo di batteria incalzante, lasciando il proscenio alla Suzanne più misurata e intimista.
Ad arricchire la classica palette sonora di Vega giungono invece le inflessioni blue-eyed soul della deliziosa "Love Thief", con una linea di basso avvolgente e cori R&B anni 70 che assecondando la voce pacata di Suzanne, contrappuntata da quella sinuosa di Catherine Russell per uno dei vertici del disco. Meno convincente la pur sentita dedica a Lucinda Williams ("Lucinda"), che mescola tratteggi acustici, spoken word e loop elettronici per celebrare una delle icone del cantautorato al femminile a stelle e strisce ("a Dusty Springfield of the south/ Leathery pants and a pale pink mouth... Strong and proud/ A little bit frail").
"Flying With Angels" non sarà l'album che rilancerà la - già più che appagante - carriera di Suzanne Vega, ma in soli 38 minuti (aspetto tutt'altro che negativo) ci regala un nuovo gradevole elisir del suo songwriting aggraziato e arguto, ricordandoci che in tempi di aspiranti ragazze con la chitarra c'è chi il mestiere sa ancora insegnarlo a tutte. Con immutata classe e neanche un briciolo di supponenza.
02/05/2025