PALETTI - Dominus Ep (2012, Foolica)
I side project più interessanti sono quelli che si allontanano in modo significativo dallo stile del gruppo madre, altrimenti che gusto c'è a staccarsi da un meccanismo già consolidato? Sembra essere della stessa opinione anche Pietro Paletti, bassista dei The R's, già Record's, almeno a giudicare da questo suo Ep solista. Questo non solo per il cantato in italiano, ma anche per uno stile melodico mediamente più spigoloso e irregolare rispetto a quello della sua band, e per gli artisti che vengono alla mente ascoltando questi cinque brani, ovvero un Battiato solare e disincantato e il Bowie di "Low". Ogni canzone si distingue dalle altre per il grado di brillantezza ed intensità del suono, di apertura melodica e di intimismo emozionale. "Adriana" e "Tricerebrale" sono i brani più freschi e immediati; "Il geco" ha un velo di cupo disagio; "Raccontami di te" è il momento in cui l'autore si mette più a nudo, trattandosi di una lettera aperta al padre; la conclusiva "Alla mia età" rappresenta la serenità di quando si è giunti alla fine e si è consapevoli di aver lavorato bene. E Paletti ha lavorato bene davvero. (Stefano Bartolotta 7/10)
IMPRESSION MATERIALS - Impression Materials Ep (2012, autoproduzione)
Parliamo di sottobosco puro, di gente che si registra gli Ep da sola, che suona solo sui palchi della propria zona d'origine e che vende gli Ep stessi alla fine delle proprie esibizioni a tre euro e solo se qualcuno va a chiederli. Il brianzolo Stefano Elli è una di queste persone, e questo suo lavoro merita di essere trattato perché sembra contenere i germi di un talento destinato prima o poi ad esprimersi. Voce, chitarra acustica e una batteria leggera, non c'è nient'altro, ma Elli mostra di aver già capito come associare al meglio le melodie al proprio timbro vocale pulito e brillante e come creare la giusta combinazione tra questa associazione e gli accordi di chitarra. Il risultato, infatti, è tanto semplice quanto coinvolgente, in grado di catturare immediatamente l'attenzione dell'ascoltatore e non mollarla poi tanto facilmente. Un ottimo equilibrio tra immediatezza ed emozionalità, brani intensi senza ombra di aggressività o sensazioni negative, il ritratto di un ragazzo che riflette in cameretta mentre fuori c'è il sole senza dare l'impressione di voler rimanere fermo a pensare, ma anzi facendo intendere che ciò che vuole sta per andare a prenderselo di persona. Vedremo se ci sarà un futuro, ma la voglia di scommettere su questo ragazzo viene spontanea ascoltandolo sia dal vivo che in questo Ep. (Stefano Bartolotta 6,5/10)
ALL MY HOSPITALIZED CHILDREN'S COVE - Demo 2011 (2011, autoproduzione)
Mens sana in corpore sano. Il rock cerebrale e la dimensione dei club: ma si può portare il post-rock nelle piste da ballo? La band padovana, capitanata da Carlo Battiston (che proviene da un'importante esperienza metalcore con i March Of Seasons), ci prova con buoni risultati nel primo Ep - ascoltabile gratuitamente su SoundCloud e Bandcamp - intitolato "Demo 2011". Lo hanno battezzato così per abbassare le pretese, ci dicono, ma è chiaro da subito che la registrazione è molto più professionale rispetto ai "soliti" provini. Il primo assaggio della loro originale proposta consiste in sei brani strumentali che si destreggiano tra sezioni ritmiche sferzanti, cambi di ritmo, un occhio alle melodie e un approccio divertente e divertito che si nota già dai titoli delle canzoni - soprattutto l'iniziale "Horny Cheerleaders" e "All My Gay Friends" (beh, chi non ne ha almeno un paio?). Le due canzoni più riuscite? Probabilmente "Sugar Apple" e la conclusiva "Empty Corridors", capaci più delle altre di fondere due mondi altrimenti distanti e inconciliabili. La band sta scrivendo ora pezzi nuovi, più dinamici e meno "progressive": restiamo in attesa del full length, e magari anche di un singolo capace di attrarre un pubblico nuovo oltre a quello che ormai, fedele, segue i ragazzi on the road. Non ci resta, al momento, che prepararci al lieto evento con questo dissetante mini-album. Canzoni "stupidine", le definisce Carlo: magari fossero tutte così. (Alessandro Liccardo 7/10)
ED - Desert Beyond Ep (2012, Vulcanofono Collective)
Gli Ed sono un trio attivo dal 2007 e giungono a questo nuovo Ep dopo tre album (i primi due autoprodotti, il terzo uscito per la Friction Records) e un precedente Ep realizzato con la collaborazione di Beatrice Antolini. Questo "Desert Beyond" contiene solo due brani, entrambi molto interessanti per senso melodico e capacità di proporre un suono semiacustico delicato dando ad esso una buona consistenza con un buon lavoro della sezione ritmica, mai invadente ma essenziale per dare il giusto corpo ai brani. Lo stesso equilibrio tra pienezza e consistenza lo si ritrova anche nel timbro vocale e insomma, non mancano né l'impeccabilità formale, né una forte sensazione di genuinità. Il primo brano "Don't Shake You" è più etereo, mentre il secondo "Missing The Point" è maggiormente terreno. Ci manteniamo misurati con il voto perché due sole canzoni sono troppo poche per potersi spingere troppo con i giudizi, ma questo è un nome che va decisamente seguito. (Stefano Bartolotta 6,5/10)
TERRA SELVAGGIA - Terra Selvaggia (2012, Lotte Tribali)
Ambientazioni dark, vagamente industrial, paesaggi sonori che opprimono e costringono a ricercare prima se stessi e poi una via di fuga, effettistica centrifuga con tendenze al cosmico, ombre teutoniche, approssimazioni al divino. Ci si abbandona a danze plumbee ed amori complessi, cercando cosa si cela al di là del cemento. Shoegaze ambientale, sentiamo la vita e lo scorrere del tempo, seguiamo il flusso delle stagioni come il fluire del nostro sangue, assaporando il pericolo, contemplando l'esistenza nella distruzione e nella rinascita. "Terra selvaggia" è l'esordio del duo composto da M. Leo (chitarre, synth, effetti, tastiere, voci) e Painburn (synth, produzione). Per il resto è alone di mistero, un mistero in grado di regalare tre tracce che potrebbero modificare la vostra percezione sensoriale del concetto di musica: le prime due ("Il peso del mondo" e "Terra selvaggia") durano quasi sette minuti cadauna, la terza ("300 Km/h") poco più di diciotto. Cavalcate rumoristiche dark/ambient interamente strumentali, stranianti e meravigliose. (Claudio Lancia 6,5/10)
CHESTER GORILLA - Solo guai (2012, Pogoselvaggio)
I Chester Gorilla sono una band di Palermo attiva dal 2007. L'amore per il groove li ha portati nella prima fase del proprio percorso artistico a sviluppare composizioni prossime al funk, poi gradualmente si sono spostati verso il sacro fuoco del rock, concependo un suono che è andato facendosi via via sempre più loud & heavy, senza mai perdere nulla dal punto di vista squisitamente ritmico. L'attuale line up è composta da Danilo Lombardo alla voce, Daniele Caviglia alla chitarra (gli unici due membri fondatori tuttora presenti), Filippo Caviglia al basso e Gabriele D'Armetta alla batteria. "Solo guai" è il loro Ep d'esordio, contiene cinque tracce, delle quali due cantate in inglese e le restanti in italiano. "Another Day" ci teletrasporta immediatamente verso un certo mood a metà strada fra l'hard rock degli anni '70/'80 e aromi alternativi dei 90, dove il rock chitarristico da stadio incontra gli Screaming Trees. Le chitarre tritano di brutto anche nella tiratissima "Voglio solo guai", e sarà così sino alla fine della tracklist. Arrivano anche interessanti speziature: "Che me ne fotte" ha un riuscito intermezzo hip hop (molto Beastie Boys) che la diversifica dal resto del menù, "Genio della lampada" si dimostra la più rotonda del set, "Sometimes" quella dal taglio più marcatamente classic rock. Ce n'è un po' per tutti i gusti, ben sintetizzato in poco più di un quarto d'ora di musica da mandar giù tutta d'un fiato. (Claudio Lancia 6/10)
NOTTURNO CONCERTANTE - Canzoni allo specchio (2012, Radici)
L'Italia è storicamente uno dei paesi con maggiore attenzione verso il progressive rock. Notturno Concertante è un ensemble sovente associato all'area neo-prog, probabilmente per via delle strutture non proprio elementari e dello spettro di stili coperto. Ma niente a che vedere né con i Dream Theater, né tanto meno con i Mars Volta, né con qualsiasi cervelloticità troppo onanistica: qui è il romanticismo tutto italiano ad avere il sopravvento. Oggi i ricami chitarristici alla Steve Hackett ("On Growing Older") rappresentano soltanto una faccia del dado, in grado di mostrare lungimiranze jazzy, melodia mediterranea, persino inaspettate esplorazioni bossa ("La milonga di Milingo"), in canzoni costruite come ethno rock song fuori dal tempo. Non sono dei novellini, questo è il sesto lavoro per la formazione irpina, in pista dal 1984, attualmente un ottetto capitanato dai membri fondatori (e menti del gruppo) Raffaele Villanova e Lucio Lazzaruolo. Il disco è dedicato ad Antonio D'Alessio, bassista storico della band, prematuramente scomparso nel 2008 a soli trentatré anni. Lussuoso il booklet di ben 52 pagine con preziose illustrazioni di Fabio Mingarelli. Da segnalare anche il contributo di Stefano Benni, coautore dell'iniziale "Ahmed l'ambulante". Un disco costruito per piacere a chi predilige la ricerca delle linee sinuose e gentili; per tutti coloro che amano ritmi più abrasivi consigliamo lidi distanti da "Canzoni allo specchio". (Claudio Lancia 6/10)
RIGOTTO - Uomo bianco (2012, Contro)
Torinese, classe '73, Paolo Rigotto esce con il suo secondo disco solista confermando tutta l'ironia che già caratterizzava il precedente "Corpi celesti". "Uomo bianco" parla della sua diffidenza nei confronti del sole, della sua perenne incapacità di abbronzarsi, ma il tutto è in realtà una metafora dell'uomo che gestisce il pianeta sul quale viviamo, un pianeta che in copertina finisce irrimediabilmente riverso nella tazza di un bagno. Cantante, autore, tastierista, programmatore di synth e sequencer, all'occorrenza anche batterista, Rigotto qui canta, suona e registra tutto da solo, con l'ausilio di Francois Veramon in cabina di regia e Davide Tosches, che oltre ad essere titolare della Contro Records si è occupato della supervisione grafica del prodotto. Un po' Caparezza, un po' Giorgio Gaber, Rigotto diverte senza mai riuscire a raggiungere vette importanti o momenti davvero memorabili. Ma forse questo non era il suo reale obiettivo. Per ora vuole farci riflettere con grande autoironia, attraverso un disco che solo un ascolto distratto potrà far apparire leggero e spensierato, nella sua singolare miscela di pop, rap, rock, funk, electro e persino ritmi in levare. (Claudio Lancia 5.5/10)
THEE BONES JONES - Stones Of Revolution (2012, Il Verso del Cinghiale)
Quarto album per una delle band italiane che più apertamente sa attingere a certi suoni rock di diretta derivazione 60/70. Band derivativa persino nei tioli scelti: basti pensare che il precedente disco s'intitolava "Electric Babyland", evidente omaggio a Jimi Hendrix, ma anche l'appena pubblicato "Stones Of Revolution" odora di eclettismo hippy sin nel midollo. I Thee Jones Bones arrivano da Brescia e, dopo una serie di modifiche nella line up, si sono attualmente stabilizzati nella formazione a quattro capitanata dal fondatore Luca Ducoli, noto anche con lo pseudonimo Screaming Luke Duke. Anche gli altri tre musicisti utilizzano nomi americanizzati, ma sono tutti italianissimi D.O.C.: Frederick Micheli si occupa delle chitarre, Paul Gheeza del basso, Brian MecLee di batteria e percussioni. Il sound di "Stones Of Revolution" è un mix di Rolling Stones e Who, con importanti accenti Southern sempre pronti ad emergere. L'unico momento acustico ("Free") è posto in apertura di tracklist, poi è tutto un susseguirsi di riff, ritornelli quasi sempre solari ed elettricamente intensi, qualche indovinata jam free form, con una menzione doverosa almeno per la torrenziale "Everything". Assolutamente nulla di nuovo sotto il sole, anzi, "Stones Of Revolution" contiene una miscela che in molti hanno già confezionato, ma il quartetto lombardo lo fa con un'onestà ed una perizia di mezzi sorprendente. Un lavoro che di sicuro tornerà utile per rinforzare la fama dei Thee Bones Jones sul territorio nazionale. (Claudio Lancia 6/10)
ITAL NOIZ DUB SYSTEM - Everyday Jungle (2012, Universal Egg)
Ital Noiz Dub System è un progetto roots dub nato dall'incontro fra Giulio Ferrante ed Angelo Morrone. Ferrante è noto nell'ambiente per essere lo storico cantante e bassista di Radici nel Cemento, Morrone è tastierista e responsabile della manipolazione dei suoni nei Taxi 109, anche lui nei Radici del Cemento dal 2006. "Everyday Jungle" è un riuscito mix di stili, che si muove agevolmente dal reggae al dub, dalla jungle al drum 'n' bass (a volte anche molto deep), arrivando persino a lambire i più moderni scenari dubstep, con un occhio sempre attento alle esigenze del dancefloor. E la chiave di volta del lavoro consiste proprio nello sposare la tradizione old school con i suoni del presente, condendo il tutto con voci molto interessanti, fra le quali vanno segnalate le ospiti femminili Julia Kee e Rudehifi aka Barriobeat. In line up anche la chitarra di Valerio Guaraldi (ma il solo su "Loverz" è di Alex Orelli), la tromba di Stefano Cecchi ed il sax di Amos Vigna. Movenze in levare, avanzamenti cadenzati, ma anche veri e propri assalti sonici nelle quindici tracce assemblate nel disco, chiuso dalla personalissima cover di "Come As You Are" dei Nirvana, cantata da Rastablanco. Gli amanti della musica giamaicana quest'estate avranno pane per i loro denti. (Claudio Lancia 6/10)
PALETTI - Dominus Ep (2012, Foolica)
IMPRESSION MATERIALS - Impression Materials (2012, autoproduzione)
ALL MY HOSPITALIZED CHILDREN'S COVE - Demo 2011 (2011, autoproduzione)
ED - Desert Beyond Ep (2012, Vulcanofono Collective)
TERRA SELVAGGIA - Terra Selvaggia (2012, Lotte Tribali)
CHESTER GORILLA - Solo guai (2012, Pogoselvaggio)
NOTTURNO CONCERTANTE - Canzoni allo specchio (2012, Radici)
RIGOTTO - Uomo bianco (2012, Contro)
THEE BONES JONES - Stones Of Revolution (2012, Il Verso Del Cinghiale)
ITAL NOIZ DUB SYSTEM - Everyday Jungle (2012, Universal Egg)
Notturno Concertante |
Rigotto |
Thee Jones Bones |
Ital Noiz Dub System |