Autore: Francesco Nunziata
Titolo: Type O Negative. Slow, Deep And Hard. Parole, musica e gesta di Peter Steele
Editore: Arcana
Pagine: 400
Prezzo: Euro 22,00

Come dovrei iniziarlo questo articolo? A chi dare precedenza, tra il soggetto e l'autore? Il portato personale, in tutti e due i casi, è abnorme. Sul primo, a costo di venir tacciata di indiscrezione e sensazionalismo, do un solo dato: l'unica lettera di congedo dal mondo che abbia mai scritto si chiudeva con un suo virgolettato (indovinate quale); sul secondo, basti sapere che la mia generazione, in fatto di preparazione musicale "estrema", ha contratto nei suoi confronti un debito oneroso.
Sarà meglio procedere con l'analisi, per non impantanarci in una pozzanghera di emotività irrisolta.
Prima, però, mi si conceda un'altra annotazione autobiografica. Potrà sorprendere, ma i
Type O Negative non li ho scoperti né tramite Francesco né tramite Scaruffi: galeotto fu, invece, il mitologico "Dizionario dei 24.000 dischi" curato da Bertoncelli per la Zelig. Nella loro scheda inciampai per caso, e ci volle poco per capire che sarebbero diventati una delle mie band preferite. In quel caso, però, il disco con il massimo punteggio era ovviamente "Bloody Kisses", laddove "
SD&H" veniva liquidato come "un album rude, che rispecchia fino in fondo la personalità contorta e deviata del suo leader, con testi anche a sfondo razzista". Lungi dall'intimorirmi, quella chiosa mi calamitò, ma preferii comunque partire da quello che veniva segnalato come il loro
magnum opus: il primo amore scoccò, dunque, con la morbosa sensualità delle due vampire lesbiche (altro che Jesús Franco!). Al suo ingombrante predecessore (che, senza mezzi termini, mi ha devastato la vita) approdai in seguito - e lì sì, furono determinanti le succitate monografie.
Parliamone, di questi due scritti: più che altro perché una loro comparazione è utile a inquadrare il modo in cui Nunziata ha impostato questo corposo volume. Faccio mio il suo stile e i suoi riferimenti, servendomi di uno dei suoi amati numi filosofici: la prosa pirotecnica di Scaruffi è dionisiaca tanto quanto quella asciutta di Nunziata è apollinea; alle frasi a effetto e ai colpi di testa (se non di sole) del primo si sostituisce una strenua missione divulgativa, rimanendo intelligentemente "al di qua" di quel muscoloso punto interrogativo chiamato Peter Steele. Fedele alla sua professione di insegnante liceale, Nunziata dà importanza ai concetti più che all'impatto, senza vendersi come l'auteur che non è.
Ghiottissimo per il fan, il libro finisce quindi per diventare una lettura ancor più raccomandata al neofita: un "Type O Negative for dummies" in cui tutto viene fittamente contestualizzato grazie a un bombardamento di connessioni artistiche, storiche, letterarie e filosofiche. E parliamo soprattutto di classici: in primis, il già citato Nietzsche, ma anche Heidegger, Dostoevskij, Cioran, Bernhard, Rilke, Leopardi, Dante, senza trascurare Bibbia e Corano. Il tutto, e qui sta il miracolo, non incappando nella pedanteria, anzi mantenendo alte le sorti appassionanti di un saggio che sa farsi romanzo.
A essere immortalata è la discesa di un uomo tormentato nella sua stessa dissoluzione, spaventosa come la sua musica. Con grande rispetto ma senza falsi pudori, non ci vengono risparmiate le più recondite debolezze del Green Man di Brooklyn, alternate a sprazzi di toccante umanità e intermezzi quasi comici: ne esce un ritratto a tutto tondo di una personalità complessa e contraddittoria, ben specchiata nel suo onnivorismo musicale, l'esatto opposto della caricatura che lui stesso si divertiva a cavalcare.
Emerge con forza soprattutto il lato romantico del tenebroso gigante, ossessionato fino alla fine da "something which can't be found", bramoso di amore in tutte le sue possibili declinazioni, dalle più carnali alle più cosmiche. E Nunziata non si tira indietro nemmeno quando c'è da prender di petto certe famigerate controversie politiche, sbaragliando con logica implacabile moralismi e manicheismi, e imbastendo così una vigorosa difesa della libertà d'espressione ad ogni costo. Non era impresa facile vivisezionare il capolavoro maledetto che dà il titolo al volume (e che, com'è giusto che sia, divora buona parte delle pagine), smontando il rompicapo senza dissiparne l'enigma: ci è riuscito.
Nota di merito finale, forse involontaria, all'editore, che ha avuto il coraggio di mandare in stampa un libro simile a fine luglio. E la sottoscritta l'ha sfogliato proprio sotto l'ombrellone, tra la perplessità dei lettini confinanti e un persistente languorino di "ruggine d'ottobre".