Premiata Forneria Marconi - "La carrozza di Hans"/"Impressioni di settembre" (1971 - 45 giri, Numero Uno; versioni reincise incluse nell'album "Storia di un minuto", Numero Uno, 1972)
Nell’ottobre del 1971 la casa discografica Numero Uno pubblica il 45 giri di debutto della Premiata Forneria Marconi, che contiene “La carrozza di Hans” sul lato A e “Impressioni di settembre” sul lato B.
Ambo le canzoni vengono di lì a breve reincise per essere inserite nel primo album della band, “Storia di un minuto”, uscito nel gennaio del ‘72. Le versioni dell’album risultano tuttavia nettamente inferiori a quelle del 45 giri: “La carrozza di Hans” perde gran parte della sua verve elettrica e “Impressioni di settembre” si trova appesantita da una coda corale del tutto slegata dal resto del brano, senza contare un mediocre mixaggio della linea vocale, ingolfata d’eco e trafitta da una molesta “s” sibilante.
La mentalità album-centrica degli appassionati di musica rock – cosa che peraltro si amplifica se si parla di rock progressivo – ha tuttavia fatto sì che fossero queste le versioni a rimanere emblematiche, a dispetto del fatto che il grande pubblico dell’epoca conoscesse meglio quelle del 45 giri.
Purtroppo, fra l’uscita di catalogo del singolo (le cui ultime edizioni vennero stampate nel maggio del ’72) e l’arrivo dei servizi di streaming, l’unica maniera per fruire le versioni del 45 giri – per chi non l’avesse acquistato all’epoca – è stata l’ascolto casuale dalla radio, almeno fino al 1986, quando vennero finalmente incluse nella raccolta “L’album di Pfm”, a cui fece eco nel 1995 “P.F.M. Story”. Nessuna di queste due antologie ha tuttavia ottenuto riscontri soddisfacenti in termini di vendite, né ha sviluppato attrazione collezionistica nel corso del tempo, fallendo così nel ripristinare la memoria delle versioni del singolo. Al contrario, “Storia di un minuto” è diventato uno dei dischi più collezionati del rock progressivo a livello mondiale, con diverse ristampe anche sul mercato asiatico. A nessuno è venuto in mente di includere nelle suddette ristampe le versioni del 45 giri come bonus tracks (o meglio, quasi a nessuno: nel 2014 una riedizione giapponese le ha inserite, ma è rimasto un caso isolato e giunto decisamente troppo tardi).
Su come la band sia arrivata a registrare i due brani è rintracciabile una diffusa documentazione in Rete, basata in particolare sulle interviste, ma riassumibile nella crescente credibilità guadagnata dai vari membri in qualità di turnisti, dopo il fallimento commerciale del loro precedente progetto, i Quelli.
Durante la partecipazione a dischi quali “La buona novella” di Fabrizio De André e “Amore e non amore” di Lucio Battisti, lo storico produttore Alessandro Colombini li convinse a passare alla Numero Uno, etichetta che aveva appena fondato proprio insieme al duo Mogol–Battisti, dopo una serie di dissidi con la Ricordi.
Franco Mussida, chitarrista e cantante, ha dichiarato di aver composto “La carrozza di Hans” a mente, mentre guidava il camioncino di ritorno da un concerto. Il brano è un caleidoscopio di elevata complessità, tutto scatti e rallentamenti, un convulso ibrido fra hard rock, folk, musica classica e jazz fusion che alterna il classico tempo in 4/4 (seppur con accenti molto anomali, come nell’introduzione) a parti in 6/8 (a partire da 0’45’’ e poi ancora da 3’14’’) e in 3/4 (da 1’33’’), senza contare episodici stacchi in tempi liberi, raccordi d’atmosfera in cui il riferimento ritmico scompare, e un riff portante (se così si può definire, dato che compare solo un paio di volte) che è apparentabile a un aksak, ovvero costituito dalla giustapposizione di singole cellule ritmico-melodiche indipendenti.
Quello che stupisce, in una struttura tanto fratturata, è la sostanziale assenza di tempi dispari (fatti salvi un paio di rapidi episodi, che peraltro non si ripetono). In sostanza, un brano emblematico del rock progressivo riesce a evitare una delle caratteristiche più stereotipiche del genere, benché all’apparenza sembri rispettarla (in quel dedalo di cambi di andamento, un orecchio inesperto scommetterebbe facilmente sulla presenza di un tempo composto).
Quando verrà trasposta su album, come accennato, la componente elettrica verrà ridotta a una breve introduzione e al gran finale, lasciando il centro interamente occupato da atmosfere pastorali sonnolente che in parte smarriscono il senso d’avventura dell’originale.
Sul lato B “Impressioni di settembre”, la canzone più nota del prog italiano. Il suo scheletro è molto più semplice: due strofe cantate, due ritornelli strumentali dominati dal suono del Moog, una breve variazione finale.
Il testo venne scritto da Mogol, che cercò di rispettare il più possibile le atmosfere evocate dalla bozza originaria, firmata da Mauro Pagani, flautista e violinista della band. Ancor più che il testo – con la sue semplici ma efficaci metafore in cui si sposano ricerca interiore e paesaggi immersi nella nebbia – è però il Moog a rendere iconico il brano.
La band riuscì ad affittare fortunosamente la mitologica tastiera dalla ditta Monzino, dopo averne conosciuto il titolare durante una mostra di strumenti musicali: si trattava dell’unico esemplare presente in quel momento in Italia. L’idea di utilizzarlo fu del batterista, Franz Di Cioccio, che se ne innamorò dopo aver ascoltato “Lucky Man” di Emerson Lake & Palmer. Flavio Premoli, il tastierista, suonò così il celebre riff dopo aver imparato a maneggiare quell’innovativo prodigio dell’elettronica, adattando una composizione di Mussida nata su chitarra.
Il 33 giri, “Storia di un minuto”, riuscirà a ogni modo a sopperire alla parziale delusione per gli adattamenti dei due pezzi già noti, grazie a cinque inediti di valore (in particolare “È festa”), preparando la rampa di lancio per quello che sarebbe stato il capolavoro della band, “Per un amico”, uscito nel novembre di quello stesso ‘72 e oggi indicato fra i migliori album prog della storia, tanto da realtà di nicchia come Progarchives, quanto da pubblicazioni mainstream come Rolling Stone. Da lì in poi, per tutti gli anni Settanta e anche per un breve spicchio di Ottanta, la Premiata Forneria Marconi sarebbe stata la più importante band del rock italiano insieme alle Orme, prima che una serie di spostamenti tettonici nelle dinamiche del mercato musicale li costringesse nelle retrovie.
Guarda, cerca, corri lontano, vola Hans il mercante aspetta lontano, vola Piccolo uomo, signore del mondo, vai
La carrozza attende già, non ti fermare A cassetta sali e va, non ti voltare Strade e strade correrai, senza contare Cieli e cieli finirai, tu sai volare
Suona un corno da cocchiere Lustra l'abito da re È la carrozza di Hans
***
Quante gocce di rugiada intorno a me Cerco il sole, ma non c'è Dorme ancora la campagna, forse no È sveglia, mi guarda, non so
Già l'odore della terra, odor di grano Sale adagio verso me E la vita nel mio petto batte piano Respiro la nebbia, penso a te Quanto verde tutto intorno e ancor più in là Sembra quasi un mare l'erba E leggero il mio pensiero vola e va Ho quasi paura che si perda
Un cavallo tende il collo verso il prato Resta fermo come me Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito Respiro la nebbia, penso a te
No, cosa sono? Adesso non lo so Sono un uomo, un uomo in cerca di sé stesso No, cosa sono? Adesso non lo so Sono solo, solo il suono del mio passo
Ma intanto il sole tra la nebbia filtra già Il giorno come sempre sarà
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Discografia
45 giri Pubblicazione: ottobre 1971
Lato A: "La carrozza di Hans" Compositore: Franco Mussida Autore del testo: Mauro Pagani Durata: 5'40''
Lato B: "Impressioni di settembre" Compositore: Franco Mussida Autori del testo: Mauro Pagani e Mogol Durata: 4'20''
Produzione: Premiata Forneria Marconi
Formazione: Franco Mussida - voce (lato A e B), chitarre Mauro Pagani - voce (lato A), violino, flauto Franz Di Cioccio - voce (lato B), batteria Giorgio Piazza - basso Flavio Premoli - tastiere