La musica americana viene ferita al cuore dalla morte, purtroppo attesa, di uno dei più grandi musicisti del ventesimo secolo.
Nel 2011 Glen Campbell annunciò pubblicamente di essere affetto dal morbo di Alzheimer e si imbarcò in un lungo tour d’addio, l’ultima fase del quale fu molto faticosa. Nonostante cantasse e suonasse in maniera impeccabile, si ritrovava spesso smarrito sul palco, non capendo cosa stesse succedendo. Il supporto della famiglia è stato fondamentale per portare a termine l’operazione. Dopodiché è scomparso dall’occhio pubblico. Le sue ultime sessioni di registrazione si sono tenute all’inizio del 2013.
Un anno e mezzo più tardi è uscito “Glen Campbell: I’ll Be Me”, documentario diretto da James Keach e voluto da Campbell quando ancora in grado di intendere, in cui veniva mostrata la parte iniziale del decorso della sua malattia. Come colonna sonora c’era il singolo “I’m Not Gonna Miss You”, l’ultimo registrato da Campbell, capolavoro di country malinconico con armonie vocali sunshine pop e testo straziante sull’impossibilità di ricordare le persone amate.
Nel 2015 la canzone è stata pure candidata all’Oscar, ma battuta da un pomposo duetto fra Common e John Legend, a ennesima riprova dell’iniquità della Academy.
Glen Campbell è stato uno dei cantanti che più di tutti ha portato il country fuori dal country, facendolo amare a gente che era molto all’infuori del target. Il suo lascito è gigantesco e lo testimoniano le reazioni alla sua morte. L'intero mondo dello spettacolo americano è in lutto, si sono letti messaggi da Dolly Parton a Steve Martin, da Miley Cyrus agli Earth Wind & Fire, da Lenny Kravitz ai Monkees, da Brian Wilson a Willie Nelson, da Carole King a Neil Sedaka.
Se i messaggi dei cantanti country erano attesi, qui si è andati per l’appunto ben oltre l'appartenenza di settore, perché Campbell era parte della coscienza americana.
Il commento più sentito l’ha scritto Jimmy Webb sulla sua pagina Facebook. Webb è un maiuscolo autore di canzoni, sconosciuto in Italia ma per qualità di classici firmati più o meno all’altezza di un Bacharach. Campbell ha cantato pezzi di Webb per tutta la carriera, in un rapporto di reciproco arricchimento. Per l’autore, le versioni di Campbell sono insuperabili e anzi scavalcano l’idea originale che lui aveva di quei brani. Campbell ha in effetti scritto pochi brani di proprio pugno (per quanto alcuni di questi siano gemme, si pensi a “Less Of Me” o “If This Is Love”), ma come interprete era difficile da superare. E benché sia meno noto, anche come musicista. Glen Campbell è stato uno dei più grandi chitarristi della sua era. Negli anni Sessanta e Settanta in pochi potevano tenergli testa. È stato richiestissimo come turnista, e potete trovare la sua chitarra nei dischi di Monkees, Frank e Nancy Sinatra, Jan & Dean, Merle Haggard, Elvis Presley, Beach Boys (“Pet Sounds” compreso) e via dicendo. Gli assoli supersonici in cui si prodigava durante i concerti hanno fatto epoca, ma in studio preferiva una veste più morigerata, che ha portato molti a ignorare le sue reali capacità. Poco male, dato che nell’era di YouTube basta digitare “Glen Campbell guitar solo” nel motore di ricerca per ottenere una lunga lista di risultati, tutti più o meno strabilianti.
Su OndaRock di Glen Campbell si era già parlato all’epoca dello speciale “Country For Dummies”, dove si consigliava la formidabile doppia raccolta di quarantasei brani, “The Capitol Years 65/77”. Vi rimandiamo alla sua lettura. Nel frattempo è uscito anche un ultimo album in studio, un paio di mesi fa, intitolato “Adiós”. Sono perlopiù cover di brani amati da Campbell, ma che non aveva mai avuto modo di registrare. Le sonorità propongono un sound tradizionale piuttosto canonico, ma molto gradevole, e la voce di Campbell è sempre una garanzia, una di quelle che, come si suol dire, renderebbe degno di attenzione anche l’elenco telefonico. Il disco si è fermato al numero 40 negli Usa, dove nonostante i tanti successi passati per le vecchie glorie del country è sempre piuttosto difficile raggiungere i piani alti, ma ha debuttato per esempio al numero 3 in Gb, dove Campbell è da sempre piuttosto amato, e non è neanche sceso velocemente come si poteva pensare. Sull’onda della commozione, c’è del resto da giurare che lo troveremo in classifica ancora diverse settimane.
Per quanto il suo nome sia tornato sulla cresta dell’onda, c’è tuttavia poco di cui consolarsi, perché Glen Campbell lascia un vuoto che molto difficilmente verrà colmato.