David Sylvian

Gone To Earth

Nella nuova puntata di OndaRockstar, ritroviamo le parole che Giampiero Vigorito spese nel 1986 per uno dei primi capolavori solisti dell'ex-leader dei Japan, proiettato verso nuovi orizzonti sonori. Un disco che si presta a essere raccontato in una chiave prettamente "emozionale", inseguendo le immagini che evoca e gli stati d'animo che ne accompagnano l'ascolto.

David Sylvian
Gone To Earth
(Virgin, 1986)

David Sylvian - Gone To EarthLa musica di David Sylvian è sempre più pura, sempre più leggera, agli esatti antipodi della corrente frenesia rock, dei suoni superprodotti, dei gimmicks elettronici. “Gone To Earth” si sviluppa in un luogo immateriale, forse in una oscura regione della nostra anima, poco sotto la pelle. Con una forza limpida e chiara che si stenta a definire, ma chi si vuole soltanto provare senza cercare le parole più adatte (un'impresa assurda la mia, infatti), senza stringerla troppo forte per paura di annientarla o di vederla svanire. Questo disco ha i “colori proibiti” ed evanescenti di un miraggio, quel tremolio dipinto di vernici astratte con cui si perdono i sogni al primo risveglio.

C'è la luminosità marmorea dell'antica Grecia, la dolcezza di un giardino inglese, il presepe umano di una vecchia illustrazione di Shanghai, la sabbia dorata del Sahara, il mosaico specchiato delle risaie cinesi. Si può anche guardare più in alto, ad un’armonia celeste di pianeti in lenta navigazione nello spazio, che ci trasportano dei suoni lontani e meravigliosi. Ma questo paradiso non ha niente di artificiale, le sue radici sono nell'acqua come nell'aria. La musica che irradia è una risonanza eterna e infinita, che si dilata come un vapore nella stanza dove la si ascolta e che finisce per possederti completamente come un’idra suadente e magnetica, capace di adattarsi ad ogni luogo e di rigenerarsi in tutte le forme possibili.

“Qui e là sugli alberi resistono ancora le ultime foglie e io resto spesso pensieroso dinanzi a loro. Contemplo una foglia e la mia speranza vi si aggrappa. Quando il vento la fa muovere, trema tutto il mio essere, e se cade è la mia speranza che cade con lei”. “Gone To Heart è questo. Una sottile speranza legata all'ultima foglia di un brilliant tree, una foglia dorata che sta per cadere in terra, per riappartenere alla terra.

P.S. Scusatemi per l'assoluta assenza di notizie intorno al disco. Ma questo “Gone To Heart” potrebbe possedere anche la virtù dell'anonimato e posarsi sul nostro giradischi senza istruzioni o informazioni. Ci basti comunque sapere che è un album doppio, per metà cantato e per metà strumentale. E che vi suonano Steve Jansen, Ian Maidman, Robert Fripp, Phil Palmer, John Taylor, Kenny Wheeler, Richard Barbieri, Harry Beckett, Bill Nelson, Mel Collins, e BJ Cole. Tutti musicisti che hanno consentito a David Sylvian di arrivare luminosamente al capolavoro.

(Rockstar, 1986)