Chelsea Wolfe è la protagonista della nuova puntata di Rock in Onda, il programma condotto da Claudio Fabretti sulle frequenze digitali di Radio Città Aperta.
Musa incontrastata del nuovo gothic mondiale, la cantautrice di Sacramento ha saputo fin qui interpretare tutte le sfumature (di nero) del nuovo millennio, dal folk al doom-metal (e ritorno). Il tutto attraverso un percorso personale affascinante, costellato di demoni e redenzioni, abissi di dolore e catarsi salvifiche. Ricostruiamo la sua straordinaria parabola, approdata a un nuovo capitolo nel 2024 ("She Reaches Out She Reaches Out She"), attraverso 20 brani e le nostre recensioni.
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Chelsea Wolfe
Statuaria, i lunghi capelli corvini a nasconderle il viso, il candore latteo dell’incarnato e gli occhi diafani drammaticamente bistrati con pesanti strati di eyeliner. La grazia ottocentesca d’una eroina di Emily Brontë sposata al fascino tenebroso di una sacerdotessa dell’era gotica. Così, alle soglie del Duemila, si presenta al mondo Chelsea Joy Wolfe, da Sacramento, ovvero quell’angolo di California dove spesso il conformismo e il perbenismo religioso soffocano quello spirito edonista da cartolina con cui viene sempre forzatamente identificata la terra promessa della West Coast. Vedere per credere il film autobiografico “Ladybird”, in cui la regista Greta Gerwig cala il suo alter ego Saoirse Ronan in quel contesto di alienante provincialismo, proprio per scardinarne i vincoli, con esiti decisamente problematici.
Chissà se ne ha risentito anche Chelsea Joy. Di certo, restano i suoi risultati artistici, ottenuti in poco più di un decennio. Non vi è dubbio, infatti, che nel panorama “neo-dark” contemporaneo, ma non solo, la musicista californiana, con il suo particolare approccio “drone-metal-art-folk”, sia stata capace di imporsi ed emergere grazie al proprio talento, sia colpendo al cuore la critica musicale, sia ammaliando un pubblico molto eterogeneo con le sue evocative performance dal vivo. Merito di una voce magnetica - dotata di un’energia esoterica e di fulminee escursioni di registro – e di un eclettismo capace di destreggiarsi in un sottobosco di fermenti sonori ed estetici, che recuperano e reinterpretano oggi con “spleen post-apocalittico” elementi di cultura gotica, atmosfere black metal e folk apocalittico alla Swans.
La dark lady di Sacramento sembra aver trovato la sua via verso un successo e una popolarità spesso nemmeno cercati ma ampiamente meritati. Una evoluzione costante che sembra aver ormai rimosso anche le ultime riserve sul suo status di musa e icona per una nuova generazione di nerovestiti.
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