È un album che si presta a molte interpretazioni, "She Reaches Out To She Reaches Out To She", fatalmente marchiato a fuoco da eventi personali (l'autrice si è liberata dalla dipendenza dagli alcolici) nonché da prove discografiche legate al mondo delle colonne sonore ("X" con Tyler Bates) o frutto di ambiziose e riuscite sinergie (la collaborazione con i Converge per "Bloodmoon: I"). Il disco segna anche un nuovo contratto discografico con Loma Vista e il ritorno a materie sonore più duttili e meno inclini a un caotico goth-metal-folk alquanto grezzo e ruvido.
Oscurità e terrore sono ancora il linguaggio prediletto da Chelsea Wolfe, ma per quanto il graffio finale quasi-metal provi a raccontare una storia già nota, "Whispers In The Echo Chamber" apre le danze creando un ponte tra passato e presente, con rinnovata propensione a un horror-drama infetto da ritmiche trip-hop alla Portishead.
È come se l'artista californiana avesse scoperto nuove forme espressive del terrore. "She Reaches Out To She Reaches Out To She" è un manuale di incubi e paure finora ignote, scandite da tonalità decisamente più cinematiche e descrittive ma egualmente spaventose. Alla nebbia e al fumo sono subentrati polvere ("The Liminal") e paesaggi lastricati di taglienti lame di ghiaccio ("Eyes Like Nightshade").
Da abile ed esperta narratrice, Chelsea Wolfe entra con autorevolezza nel mondo dei Massive Attack con sinuose e sensuali sonorità trip-hop ("Salt"), nutrendo di nostalgia e drammaturgia canzoni dall'inatteso slancio romantico ("Tunnel Lights") e abbracciando l'oscurità con sonorità elettroniche che squarciano la nebbia (la splendida "Everything Turns Blue").
Tutte queste sfumature di noir che ampliano il fronte goth-rock dell'autrice sono aggettivazioni che possono apparire ridondanti, ma la vera chiave di volta di "She Reaches Out To She Reaches Out To She" è un'ammaliante stranezza che nonostante il passo greve degli arrangiamenti ("Unseen World") e un lacerante elettro-rock-noise scandito da possenti ritmi ("House Of Self-Undoing"), resta sobrio ed esangue.
Non è semplice collocare quest'opera nel già imperfetto mosaico della cantautrice di Sacramento. La prevedibilità non è mai stata di casa nel mondo di Chelsea Wolfe, e la natura post-industrial delle soluzioni strumentali non è cambiata, ha solo assunto nuove connotazioni, che se da una lato aprono un fronte a una potenziale perdita dei vecchi fan, sull'altro versante consolidano una metamorfosi durata ben quattro anni.
Nessun album dell'americana è stato finora così onesto e diretto: il viaggio negli oscuri meandri della paura, del dolore e della disperazione ha trovato finalmente uno sbocco, una meta. Con "She Reaches Out To She Reaches Out To She" Chelsea Wolfe continua a raccontarci attimi di terrore, ma questi non sono più frutto solo dell'immaginazione bensì di una realtà sempre più tangibile. Anche l'amata terra della California non è più assolata e spensierata come in passato, e in tal senso non suonano strane le curiose assonanze con Lana Del Rey nella più eterea "Place In The Sun".
La criptica e oscura poetica dell'autrice americana è un algido sbuffo che inquieta e offre una probabile via di salvezza, un luogo dove misticismo e dissolutezza non hanno più confini. È un'oscura energia, quella che anima il nuovo album di Chelsea Wolfe, un corpo sonoro tonante che offre un graffiante e carnale colpo di coda che lacera la mente e il corpo e trova nelle note finali di "Dusk" la propria apoteosi.
14/02/2024