Brian McBride

When The Detail Lost Its Freedom

2005 (Kranky)
ambient
6.5

Brian McBride è un chitarrista di Austin che giunge al suo primo disco solista dopo oltre dieci anni di carriera a nome Stars of the Lid, uno tra i maggiori gruppi di musica ambient degli anni Novanta, progetto che condivide con Adam Wiltzie, già membro di Bedhead e Windsor For The Derby. Proprio una pausa forzata dovuta all'uscita del nuovo Windsor For The Derby, il buon "Giving Up The Ghost" s'è rivelata essere l'occasione giusta per McBride di dar vita a qualcosa di solamente proprio. Nasce così "When the Detail Lost Its Freedom", disco che, al contrario dei progetti paralleli del collega Wiltzie (dove trovano sfogo tutt'altre esigenze comunicative), viene a porsi sullo stesso solco degli Stars Of The Lid.

A esser protagonisti sono dunque droni di chitarra trattata: non vi è uso di sintetizzatori o tastiere, come ben specificato, ma l'effetto ottenuto vi è molto vicino. Insomma, per meglio intenderci, non si pensi a Fennesz: siamo in pieno territorio Brian Eno. Come suonerà l'intero disco lo lascia subito intendere la buona "Overture": a sostenere i droni di McBride troviamo un quartetto d'archi (l'Inland Empire Symphony Quartet) che conferisce classicismo e grazia al suono, accompagnando senza invadere troppo il campo e, da metà pezzo in poi, qualche nota di pianoforte. La trama imbastita, già piacevole di per sé, acquista, così, valore. Il piano prende poi più spazio in "Piano Abg" e in "A Gathering To Lead Me Whene You're Gone", dove con poche note ripetute va a costituire una sottile linea cardine su cui entrano, evocativi, i droni.

Il cuore del disco è aperto da "Our Last Moment in Song", semplicemente una canzone, l'unica, dalle tinte slo-core pennellate da una telecaster, recitata con pacatezza da McBride con un coro femminile a far da sfondo. Segue "Retinir", brano molto meno afferrabile, involuto e chiuso in sé stesso, affresco introspettivo reso struggente dall'intervento del quartetto d'archi. Il risultato è tra i migliori del lotto. La tenera vignetta di "I Will", poi, riporta tutti nel regno, solitario, dei droni. La strumentazione torna invece ad allargarsi con "The Guilt Of Uncomplicated Thoughts", con colpi luccicanti di telecaster ad arrangiare la melodia disegnata dalla Morgan Park Step-Up Trumpet Section, mentre variazioni alla scrittura le apporta la rilassante musica da camera conclusiva di "Latent Sonata".

E un senso di rilassatezza è quello che principalmente vien fuori dall'ascolto dell'intero disco. "When the Detail Lost Its Freedom" è un lavoro di alta classe e perizia, elegante senza essere eccessivamente freddo, che sa accompagnare e qualche volta anche affondare il colpo. Nel suo genere, poi, seppure non si ponga certo come una novità o una primizia, mostra ottima padronanza dei mezzi e buona ponderazione degli elementi. Eppure gli manca qualcosa: forse un po' di voglia di osare, sicuramente un qualsivoglia guizzo di genialità. Il che, purtroppo, lo rende il classico "buon disco che però non riesce ad innalzarsi più di tanto dalla media": consigliabile anche a tutti, ma che difficilmente riuscirà a conquistare a fondo chi non sia amante del genere o, all'opposto, completamente a digiuno.

29/12/2009

Tracklist

  1. Overture (for Other Halfs)
  2. Piano Abg
  3. A Gathering To Lead Me When You're Gone
  4. Prelude
  5. Our Last Moment In Song
  6. Retenir
  7. I Will
  8. Stringer To Light Feed Frenzy
  9. The Guilty Of Uncomplicated Thoughts
  10. For Those Who Hesitate
  11. Silent Motels
  12. Latent Sonata

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