Minotaur Shock

Maritime

2005 (4AD)
elettronica

Osservando la copertina si ha la sensazione di trovarci di fronte a un paesaggio familiare e nel contempo irreale: una banchina che s'appoggia su di uno specchio d'acqua smeraldino, e l'occhio di tre pianeti a vigilare una minuscola sagoma assorta che ha lo sguardo aggomitolato all'orizzonte. Esercizio, quello contemplativo, sul quale il bristoliano Dave Edwards, alias Minotaur Shock, dimostra di saper navigare con levità, galleggiando fra le deliziose minisuite strumentali che popolano "Maritime".
Calmi fondali frequentati da creature indecifrabili e colorate che ravvivano con movimenti armonici paesaggi sagomati sott'acqua, ove il tutto è la somma di una miriade d'invisibili dettagli.
Un "digital album", come recita asciutto il sito dell'etichetta "4AD" che ha scelto di assegnare un numero del proprio prestigioso catalogo a questo disco, e non potremmo trovare definizione più centrata: Edwards cesella i suoi soundscapes fregiandosi di un'elettronica garbata, esprimendo con essa l'infantile stupore delle sue melodie tanto semplici quanto profonde.
Il risultato di tanta accuratezza è un'articolata rilettura in chiave indietronica di situazioni relativamente distanti fra loro, divise fra passato e presente, ma accomunate dalla compostezza di un'attitudine estetica assolutamente degna d'attenzione.

E' il Terry Riley di "In C" a essere non troppo velatamente citato nell'overture di "Muesli", quasi a recuperare il filo rosso che lega la nuova elettronica alle sue origini minimaliste, e non a caso lo stesso tema ritrova spazio cinque tracce dopo, in "Twosley", come se una reiterazione sotterranea di note tornasse a galla un attimo ancora, per poi nuovamente inabissarsi; rimandi minimali che ad ogni modo si ripetono nell'arioso, ballabile singolo "Vigo Bay" la cui architettura volge lo sguardo ai divertissment più accessibili di un altro grande maestro, Wim Mertens.
Dalla baia ventosa salpano i pescatori pazzi, sicuramente d'altura aggiungiamo noi, almeno se al titolo "Six Foolish Fishermen" affianchiamo il piglio pop-swing di una composizione adatta a solcare con spensieratezza dei mari aperti e soleggiati.
Ma Minotaur Shock si muove, dicevamo, fra coordinate assai ampie, ed è facile sorprenderlo a trafficare con la scuola del synth-pop orientale in "(She's In) Drydock Now", che pare un aggiornamento degli standard proposti negli anni Ottanta dall'indimenticata Yellow Magic Orchestra, tanto quanto vederlo rimodellare alla chitarra le atmosfere cosmic-pop del Jean-Michel Jarre di "Les Chants Magnetiques" in un'ottica curiosamente Four Tet con "Mistaken Tourist".
Chitarra che, in linea coi migliori esempi della nuova scuola, riesce a confezionare l'aggraziato gioiello di folktronica da viaggio di "Somebody Once Told Me It Existed But They Never Found It", sconfinando quanto a innocenza, al pari della seguente "Luck Shield" in cui si percepiscono financo profumi di Boards Of Canada, in fraseggi che furono qualche stagione fa appannaggio dei giocosi Pluxus e del loro "European Onion".

Giust'appunto la cristallina innocenza, poiché "Maritime" è un album che non si vergogna della propria ingenuità, e resta lì a sorriderci con la stessa stupita espressione di un bambino che reclama attenzione.
E noi diamogliela, giacché se la merita tutta.

Tracklist

  1. Muesli
  2. (She's In) Dry Dock Now
  3. Vigo Bay
  4. Six Foolish Fishermen
  5. Hilly
  6. Twosley
  7. Somebody Once Told Me It Existed But They Never found It
  8. Luck Sheild
  9. Mistaken Tourist
  10. The Broads
  11. Four Magpies

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