Suburban Kids With Biblical Names

# 3

2005 (Labrador)
alt-pop

Suburban Kids With Biblical Names sono due ragazzi svedesi, Johan Hedberg e Peter Gunnarsson, che, dopo un paio di ep ("#1" e "#2"), esordiscono sulla lunga distanza per Labrador con questo (che fantasia) "#3". La loro proposta è un bozzettismo fai-da-te, su basi di folktronica, elettropop e toy music, mescolando influenze più disparate (ma sempre "leggere": soul, canzone classica, anche country) in un formato che resta comunque unico (ovvero le canzoni hanno un marchio comune), il tutto rigorosamente in digitale.

L'inizio non è proprio dei migliori. "Marry Me" coniuga melodismo retrò e armonie vocali, cantate con piglio lamentoso, il piano un po' fuori tempo a fare eccentricità, mandolini finali a fare effetto sorpresa. Le chitarrine folk rendono il tutto piuttosto antimusicale. Per andare meglio basta il poppettino elettronico di "Loop Duplicate My Heart", ben arrangiato con i suoi synth, un tentativo di trait d’union fra la generazione dei Platters e quella dei Kraftwerk. Sulla stessa linea procede lo strumentale "A Couple of Instruments", sospeso inizialmente fra modernità e classicismo, arpa e battito elettronico, prima di sorprendersi a fischiettare come una bossa su fiati e sfondo lirico.

Una impennata avviene con "Parakit", arietta soul cantata alla Morrissey su tappeto di tastierine. Il livello sarà raggiunto poche altre volte: il disco sicuramente prova a tentare più soluzioni e mostra fantasia, ci sono anche discrete qualità di arrangiatori, ma il decollo non arriva mai, dato che il duo deficita di qualità di scrittura. "Trees and Squirrels" prova a suonare fresca con i suoi squittii e motivetti di piano: lo è di certo, ma dall'ascolto esce chiara la media del lavoro, una stramberia troppo fine a sé stessa.
A far parte dei momenti superiori sono invece la chitarrina sospesa fra dolcezza e malinconia di "Peter's Dream", nonostante la voglia di stupire faccia scegliere un formato troppo pregno di elementi, che non giova; e la fantasia countryeggiante di "Seem to Be on My Mind".

L'impressione è che la band fallisca in quelli che dovrebbero essere i pezzi cardine, episodi ultra-pop come "Rent a Wreck" che punta su controcori stupidotti e festosi. "#3" è un disco sicuramente figlio dei tempi, come suono e come ricerca, che prova ad ammiccare e a fluire leggero. Purtroppo, nonostante gli innegabili spunti, riesce sin troppo bene a scorrere via.

Tracklist

  1. Marry Me
  2. Loop Duplicate My Heart
  3. A Couple of Instuments
  4. Parakit
  5. Trees And Squirrels
  6. Funeral Face
  7. Noodless
  8. Peter's Dream
  9. Shitty Weekend
  10. Rent a Wreck
  11. Seem to Be on My Mind
  12. Little Boys in the Ghetto

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