Lauren Hoffman

Choreography

2006 (Fargo)
songwriter

Ragazzina innamorata della musica. L'incontro, a 13 anni, con Dave Matthews e la prima band. Il successivo incontro fulminante con Jeff Buckley e il primo disco, a 17 anni ("Megiddo", nel 1997, per la Virgin), appena dopo la tragica morte del talentuoso figlio di Tim. Il seguito, targato due anni dopo ("From the Blue House"), e poi l'improvvisa scomparsa dalle scene. Lauren Hoffman è tornata a far parlare di sé tre anni fa con un Ep, ("Out of the Sky, into the Sea") e con qualche collaborazione eccellente (Bella Morte, Camper Van Beethoven). Finalmente oggi è arrivato il terzo disco, "Choreography", per Fargo.

Ad aprirlo è "Broken", un canto etereo su tappeto di tastiere soffici e pulsanti e colpi di batteria, con qualche sventagliata di chitarra elettrica. Segue "As the Stars", una serenata notturna pennellata da chitarre acustiche. A fornire a pieno la cifra stilistica del disco è però la quarta traccia, "Ghost You Know", piano e chitarra a dipingere un'atmosfera tra l'amoroso e il desolato, un synth spazzino a muovere l'aria, un sorprendente inserto festoso con violino folle, poi di nuovo la quiete a colorare il tutto. Sono canzoni garbate, con una vena lievemente malinconica, ma in definitiva capaci di trasmettere gradevolezza. E se è vero che mai incantano, è altrettanto vero che costituiscono un buon sottofondo. A confermarlo contribuiscono "Another Song About the Darkness", con i suoi violini sommessi e drum machine a segnare il passo, figlia di un'interpretazione sussurrata in tono amichevole, e "Joshua", terminale ballata per piano e fiati.

Nonostante ciò, il disco non riesce a salvarsi. A far scendere il livello al di sotto della sufficienza sono gli inspiegabili momenti in cui la Hoffman gioca a traverstirsi da rocker. Che il rock'n'roll sia lontanissimo dalle corde della Hoffman-autrice lo dimostrano i fatti. "White Sheets" è un orrido rock finto aggressivo, via di mezzo fra i Garbage più scadenti e un'Avrile Lavigne con un minimo di consistenza in più. "Riding in Plain Sight" è un pop-rock all'acqua di rose, roba che in confronto i Nickelback sono i Led Zeppelin. "Solipsist" riesce a fare giusto un filo meglio, indovinando una melodia almeno decente (al contrario del suono del brano).

"Choreography" in pratica ha due difetti: pecca di consistenza e sceglie soluzioni a volte sballate. Peccato, perché si intravedono buone qualità e anche un pizzico di talento, come suggerisce "Out of the Sky, into the Sea" (ripescata dall'omonimo Ep), un'esecuzione teatrale a passo di danza, fra chitarre scandite, intrusioni di violino e ritmi di nacchere, l'unico, vero, highlight del disco.

20/12/2006

Tracklist

  1. Broken
  2. As the Stars
  3. White Sheets
  4. Ghost You Know
  5. Solipsist
  6. Another Song About the Darkness
  7. Riding in the Plain Sight
  8. Out of the Sky, into the Sea
  9. Reasons to Fall
  10. Love Gone Wrong
  11. Joshua