Chris Connelly

The Episodes

2007 (Durtro Jinana)
songwriter, folk-rock

Gli estimatori dei Ministry conosceranno il nome di Chris Connelly, dato che il musicista scozzese prese parte, a suo tempo, alle registrazioni del capolavoro del gruppo di Al Jourgensen “The Land Of Rape And Honey”. Meno conosciuta, forse, è la sua intera carriera che lo ha visto all’opera anche con Pigface, Revolting Cocks e KMFDM.
Parallelamente a questi progetti, Connelly in questi anni ha anche portato avanti con discreti risultati una carriera solista ormai più che quindicennale, di cui “The Episodes” risulta il sesto lavoro.

“Mirror Lips” fin dall’inizio chiarisce le coordinate dell’odierno songwriting di Connelly: ci si aggira in territori i cui estremi sono il folk britannico e il blues americano, tra canti notturni e ballate invernali. Il brano risulta ben strutturato sia dal punto di vista ritmico (l’intreccio mistico-sciamanico di percussioni, vibrafono e batteria), sia dal punto di vista armonico-melodico, in bilico tra la leggerezza fatata di Tim Buckley e la dissoluta bellezza dei Bad Seeds.
La successiva “The Son Of Empty Sam” inizia come un folk pagano per chitarra e coro, per poi trasformarsi in un blues frenetico e spettrale, addirittura nevrastenico nell’impianto ritmico.

“Every Ghost Has An Orchestra” si prolunga per nove minuti in un rituale esoterico, poggiando su un ritmo sostenuto ma monolitico che fomenta le pulsioni ataviche del brano. “Henry Vs Miller”, al contrario, si distende sui vellutati tappeti armonici intessuti dalle chitarre, i cui intrecci, complici un vibrafono e un organo sinistri, disegnano atmosfere oniriche e vagamente psichedeliche.

Archiviata una prima parte impeccabile, il disco si avvia, con gli ultimi tre pezzi, verso una progressiva e inarrestabile caduta (di stile, idee e ispirazione), interrompendo quella che si stava rivelando una sequenza di brani ammalianti.
“Soul Boy/Hard Legends”, brano davvero inutile, vorrebbe passare per esperimento rumorista-ambientale, ma si rivela un volgare riempitivo; “The Son Of Empty Sequel” è una reprise della seconda traccia, però con un sound marcatamente elettrificato che la rende scialba rispetto al suo brano gemello; “Empty Coda”, infine, è una breve e insignificante appendice.

Nel complesso, il disco risulta comunque gradevole, ma rimane l’amaro in bocca per quello che, con un po’ più di coraggio, poteva risultare un lavoro degno di ogni lode.

29/11/2007

Tracklist

  1. Mirror Lips
  2. The Son Of Empty Sam
  3. Every Ghost Has An Orchestra
  4. Henry Vs Miller
  5. Soul Boy/Hard Legends
  6. The Son Of Empty Sequel
  7. Empty Coda

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