Passati alla benemerita My Kingdom Music, gli aostani Even Vast, al traguardo del terzo disco, sfornano un “Teach Me How To Bleed” che nell’odierno panorama musicale italiano (ma non solo…) fa la sua porca figura. Gotico e dark, elettronica e metal, in una combinazione matura e mai sopra le righe, anzi sempre accompagnata da un piglio lirico davvero invidiabile.
Suonati egregiamente e ottimamente arrangiati, i dieci brani qui presenti sono tutte ottime rappresentazioni di un universo musicale e personale in cui a farla da padrone è una nostalgia vigorosa, sempre pronta a tirare fuori gli artigli quando serve. I continuum chitarristici di Luca Martello, la sezione ritmica (Vincenzo Di Leo, basso e Stefano Manfrin, batteria) in odor di post-punk e la calda, avvolgente voce di Antonietta Scilipoti disegnano trame sempre fascinose (a cominciare dall’iniziale “Infected”, per proseguire con un “Away” ben calibrata in tutte le sue componenti ), anche se, forse, ancora un po’ troppo omogenee.
L’uso dell’elettronica, inoltre, contribuisce ad arricchire un suono comunque già molto personale, pur essendo il confronto con i modelli ancora vivo, come dimostra, ad esempio, l’energica cover di “Love Will Tear Us Apart” dei Joy Division. Squarci improvvisi di irrimediabile decadenza si aprono in mezzo a brani come “Limelight”, le cui progressioni chiamano ancora in causa la band dell’indimenticato Ian Curtis. Si nascondono melodie sfuggenti dentro strutture camaleontiche (le bellissime “Breakaway” e “Misbecoming”, quest’ultima un groviglio inestricabile di tensione e rilascio, tra ritmiche sintetiche e archi meditativi), turbinose e sotterraneamente apocalittiche (“I Do”).
A fare il resto, ci pensa un’attitudine progressiva che non prende mai il sopravvento, agendo, piuttosto, di rimessa, senza caricare troppo un sound già intrinsecamente mutevole. I cortocircuiti elettronici di “About You” danno voce al lato più “gelido” della loro ispirazione, di contro al tepore sostenuto delle liriche e degli impasti armonico-melodici, ancora estremamente convincenti in “For The Things I Care” e “Sleep”.
Insomma, un disco consigliatissimo, anche se qualcosa ci dice che questo non è ancora il massimo che possono fare...
20/05/2007