Nessuno ora è come Jochem, e nessuno lo è mai stato. Rinfrescante abbaglio, musica priva di nesso e mai significante come ora.
Oggi Amsterdam è il luogo dove esistere, una città brulicante di situazioni, club, serate, etichette ma soprattutto artisti. Amsterdam è oggi il mondo dove si svilupperà il domani, dove i suoni ma soprattutto le idee fanno da padrone alla scena che non cede al manierismo, e ovunque regna il soul. Una scena a sé stante, lontana e così creativa, ispirata da spaventare. Etichette come Delsin, Rush Hour, Kindred Spirits, club come il Paradiso, l’11, il 08Bar, Melkweg, gente come Aardvarck, Cinnaman, Quince, Redshape (anche se tedesco) e don Newworldaquarium che regna sulla scena da un altissimo stato di coscienza. La coscienza delle proprie potenzialità, scavate nell’armonia con il mondo dove vive.
Jochem Peteri esordisce nel 1993 come Ross154 per la Eevo Lute, forse la prima label olandese a richiamare i suoni dell’Amsterdam oggi, molto legati a Detroit ma lontani come estetica. Dalla sua prima apparizione a oggi poche uscite, solo quando ce n’era bisogno. Ma il tutto si forma dal 2000.
Esordisce con lo pseudonimo Newworldaquarium su Delsin e il suono diventa forma. Il 12" "Theme From" è figlio di Theo Parrish e Kenny Dixon, le radici disco sono importantissime, la title track e "NY" esplodono in un tripudio di bassi che rotolano e avanzano, mentre la centrale "Daze" preme sui solchi un suono che verrà portato al limite con lo pseudonimo 154.
Il 2000 è l’anno della consacrazione, "Trespasser" è sulla bocca di quelli che sanno, basterebbe solo la title track per descrivere le intenzioni di Jochem, disco, funk, soul, house per 10 minuti di inebriamento futuristico. Carl Craig si innamora e ristampa su Planet E due anni dopo, un lato è per il classico "Trespasser", l’altro per la fantastica "NY".
Jochem cavalca ma non esagera, tiene i piedi per terra e continua la sua missione, l’anno dopo esce "Lovin’ U", title track moodymann like, la centrale "Stars" da perdimento e lo stomp finale di "913 Maverick". Una discografia ispiratissima, un bellissimo album ambient a nome 154, e l’ultimo Ep "The Twenty" come introduzione ai suoni del nuovo e immacolato "The Dead Bears".
Oggi esce su NWAQ solo in vinile, il cd uscirà su Delsin per febbraio 2008, più inediti e classici come "Trespasser" e "NY". Ma l’importanza del disco ci porta a recensirlo oggi, stampato in pochissime copie limitate.
La partenza di "The Force" è testimone di una visione che si espande, incastri disco, pad alienati, basso avvolgente, una cannonata. La a2 è uno dei migliori pezzi del nostro, "Star Power" piange di amianto, scende languida nei timpani, perdizione interstellare, una tecnica immane. Poi "Avon Sparkle" tocca tutte le corde, "The Tide You Can’t Feel" riprende un suono più 154 e la title track, un incedere hip-hop con il giro di basso più figo degli ultimi anni. Nel finale "Shine Eyed" scioglie ambient e "Kirana’s Lament" ritorna alle prime cose, infuso disco e incedere newworldaquarium.
Perché c’è poco da dire sulle influenze, o sui nomi prima di lui, è così nuovo il suono che cercare una somiglianza è arduo. Eppure sentire un suo dj-set, i dischi selezionati, puro stile Newworldaquarium e vederlo suonare e cantare "Dream 14" di "The Nova Dream Sequence", ubriaco fradicio in una casa di campagna può sintetizzare "Newworldaquarium" cos’è. Freschezza.
03/12/2007