Arsis

Pur seguendo con vivo interesse le sorti degli Arsis che, nell’ambito della scena death-metal, dopo gli intriganti “A Celebration Of Guilt” e “United In Regret”, si erano conquistati un posto di un certo rilievo, dobbiamo, purtroppo, rilevare che l’attesissimo “We Are The Nightmare” non consente alla band americana di fare quel salto di qualità in cui speravamo.

L’"incubo”, insomma, non è così terrificante come dovrebbe e, seppur suonato egregiamente, con il santino di Chuck Schuldiner nella sinistra e tutta una serie di sfumature “pesanti” nella destra, finisce solo per soddisfare gli adepti, senza destare clamore in quanti, anche nel metal, cercano sempre soluzioni poco convenzionali. Ad ogni modo, più che in preda a un calo di ispirazione, la band sembra ancora alle prese con l’evoluzione di uno stile che, lo ripetiamo, in questo nuovo lavoro non manca di far la corte a diversi nomi.

Per dire, allora, le chitarre (ma anche tutto l’impianto ultra-dinamico e pericolante) di “Shattering The Spell” e di “Overthrown”, pur nella loro dedizione death, ricordano i Behold…The Arctopus; “My Oath To Madness” solletica i Judas Priest ma, vorticando dalle parti degli Angkor Wat; e che dire, poi, delle perentorie fughe old-school di “Servants To The Night” o delle ipercinetiche convulsioni di “Sightless Wisdom”, che non disdegnano di vestirsi anche di tripudi progressivi?

Ma non si tratta, sia chiaro, di una carneficina bella e buona, priva di luci melodiche. Anzi, pur rocamboleschi e indomiti, questi sono brani dove il gusto per la melodia finisce per risultare vincente, soprattutto quando i suoi barlumi sono appena appena rilasciati attraverso le tenebre della brutalità o tirati per i capelli nel bel mezzo di una progressione micidiale.

Da questo momento in poi, però, gli Arsis devono decidere se restare una meteora inespressa oppure prendere definitivamente il volo per la gloria…

17/06/2008