Sean Smith

Eternal

2008 (Gnome Life)
free-folk strumentale

Sono questi, tra le altre cose, anche gli anni del revival dell’”american primitive guitar”, del fingerpicking, del free-folk strumentale... Insomma, zona Fahey, Basho, Leo Kottke, etc. etc.

Ovviamente, nel gran numero di produzioni, oltre ai piccoli gioielli e ai davvero rarissimi “capolavori”, si trovano anche opere prive di spessore, in cui l’ispirazione è andata a farsi benedire. Poi, ci sono quelle opere che viaggiano un po' col pilota automatico, pur mostrando, di riflesso, una certa bontà.

“Eternal” di Sean Smith rientra a pieno titolo in quest’ultimo gruppo, con le sue composizioni fluide e senza troppi spigoli, la sua delicata rivisitazione di modelli e stili, la sua poetica ariosa, con quel senso "lirico" per gli spazi invaghiti di tradizione e polvere (“Polak Paneer”). Flusso sonoro (qualche volta tortuoso, tal'altra finanche confuso) tendente verso un altrove che sia capace di offrirsi come redenzione dei soliti, privati fantasmi, “Eternal” trova proprio nell’ultimo allungo il barlume di luce (in qualche modo, prefigurato e invocato già dai silenzi diradati di “Prompter Of Conscience”) che fino a quel momento gli era sempre sfuggito: “Greetings Death Love (Excerpts)”, ovvero una meditazione in perfetto stile Takoma, che sale progressivamente verso un cielo diamantino.

Ma nell’attesa che quello squarcio si manifesti, tutto funziona fin troppo bene (se capite cosa intendo...), tutto rasenta un calligrafismo esibito e accentuato, incapace davvero di scalfire la superficie dell’anima, anzi lasciando quasi intuire una volontà accomodante, un approccio volutamente distaccato, anche quando, con “Goat Seer”, il baricentro si sposta verso l’introspezione e il mood si fa chiaroscurale.

Di un lirismo misurato, si tratta. Lontano dai sentieri metafisici di Fahey, poco deciso a prestare ascolto alle visioni “terrene” di Basho, “Eternal” resta, così, in un limbo di intenzioni, tra sinergie fragili (“The Real”) e improvvise bruciature elettriche che sono anche un tantino fuori luogo (“Holly”).

Insomma: per gli amanti del genere, un ascolto piacevole. Per tutti gli altri, un disco “rischioso”.

28/03/2008

Tracklist

1. Topinanbour
2. Polak Paneer
3. Goat Seer
4. The Real
5. Holly
6. Prompter Of Conscience
7. Greetings Death Love (Excerpts)

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