Mai titolo fu più azzeccato per queste canzoni spettrali che Syd Matters, moniker sotto il quale si cela il cantautore francese Jonathan Morali, raccoglie con poetico intento in questo suo terzo album. Sicuramente il suo migliore.
Influenzato da Syd Barrett e Roger Waters, tanto da scegliere il suo nome d’arte proprio ispirandosi alle due menti contigue dei Pink Floyd, Morali è nato a Parigi nel 1973 e suona squisitamente francese, ma nelle sue canzoni si avvertono le influenze di Nick Drake, di John Lennon e di certa psichedelia inglese, nonché echi e rimandi canterburiani o del Peter Hammill più intimista.
E' un disco nato da un periodo di profonda introspezione per Jonathan. Un disco in cui domande ontologiche si sono rifratte in implicazioni sociali e culturali.
“Big Moon”, densa ballad psichedelica ricca di ricordi e suoni della memoria antica, è tra le tracce migliori dell’album, con la lennoniana “Anytime Now”, che spicca per il groove singolare tra basso ossessivo e timpano. “My Lover’s On The Pier” è una ballata folksy ed evocativa. Ancora echi pinkfloydiani negli spazi tra un brano e il seguente, ricchi di “rumori”, mentre l'iniziale “Everything Else” riporta alla mente certi episodi di Devendra Banhart. La seguente “I Was Asleep” ha una struttura più pop, in cui l’uso di un mellotron rievoca suoni e atmosfere di incensi passati.
“Ill Jackson” è un'altra ballad spettrale banhartiana, mentre in “It’s a Nickname” non mancano citazioni beatlesiane, dall’organetto circense al contrappunto di violoncello.
In aggraziato equilibrio tra songwriting, delicate influenze folk, country e psichedelia, "Ghost Days" si rivela un album piacevole e orecchiabile, nonostante sia indubbiamente colto, ricco di citazioni e raffinato. Gli arrangiamenti sono immersi in atmosfere sospese tra 60 e 70, ma il sound che ne risulta è sempre fresco e attuale.
15/05/2008