Il terzo album degli Us Christmas è in verità un esordio. Recuperando brani dai due precedenti album auto-prodotti, “Eat The Low Dogs” sfugge al mercimonio del metal più usuale e propone un tuffo nel passato con forte presenza di psichedelia e rock più classico con strane tentazioni country-rock. Ci sono tracce di Hawkwind, ma anche di Rain Parade e Neil Young nel loro ultimo album. Un lavoro che mostra una accresciuta padronanza stilistica in grado di rendere il sound più fluido e corposo.
“Eat The Low Dogs” è un disco destinato ad accrescere il culto della band della North Carolina, forte di alcune composizioni altamente coinvolgenti e ipnotiche. La lunga cavalcata di "Say Sister" offre il momento più intenso, con toni ora più morbidi ora più vicini al metal, e introduce anche la miglior sequenza di un album che soffre nei primi brani di una eccessiva auto-indulgenza.
“Silent Tongue” è comunque il brano migliore dell’opera; qui tutti gli elementi si incastrano alla perfezione: le tastiere evocano space-rock senza eccessi, il tono dark, la brutale performance vocale e l’ottima esibizione strumentale dei musicisti fa dimenticare l’innegabile sapore deja-vu della loro musica, mentre le tentazioni prog-rock di “Uktena” e l’indecisione stilistica di “The Scalphunters” evidenziano i limiti di un suono eccessivamente derivativo.
Per una band che cita i Goblin e i Rush tra le sue influenze, sono ovvi i pasticci di brani come “Gallows Humor”, ma l’unico strumentale, "The Light And Trails" e la conclusiva “Pray To The Sky” mostrano ancora buone soluzioni, per un sound che guarda al passato ma tiene conto soprattutto della visione dell’ascoltatore attuale.
04/09/2008