Summer Cats

Songs For Tuesdays

2009 (Slumberland)
low-fi, alt-pop

Gli australiani Summer Cats più che a un gruppo somigliano a un segno dei tempi. In pieno indie-pop revival, sullo sfondo di un generale recupero delle misconosciute e a loro tempo bistrattate sonorità dei gruppi C86 e dintorni, dopo il successo apprezzabile (e sorprendente) di gruppi come The Pains Of Being Pure At Heart, Crystal Stilts o Vivian Girls, non c'è da dubitare che anche questi Summer Cats troveranno una loro calorosa micronicchia di culto. In bilico tra gruppi semileggendari come Pastels e Vaselines, con un tocco romantico e zuccheroso che non può non far venire in mente il mito dei connazionali Go-Betweens o dei più arruffati e neozelandesi Clean (soprattutto nell'uso delle tastiere), i Summer Cats costruiscono un loro universo coerente e stratificato, fatto di maglioni infeltriti, occhiali spessi e amori universitari al calor tiepido di un pomeriggio primaverile, scribacchiando canzoncine pastello in cui le tipiche ghirlande di chitarre jingle-jangle che hanno fatto la storia di questo (non)genere si aggrovigliano intorno a melodie tenere e carezzevoli, macchiate qua a là da qualche sbavatura low-fi, quasi a conferire un tocco saporoso di imprecisa manualità artigianale che non guasta mai.

Le canzoni tendono abbastanza prevedibilmente a somigliarsi un po' tutte, e la sopportabilità del tutto dipende strettamente dalla predisposizione innata dell'ascoltatore nei confronti di siffatte sonorità (nelle quali proprio la ripetizione sistematica di un insieme volutamente limitato di soluzioni e stilemi abbastanza riconoscibili gioca un ruolo più che determinante). Come uno specchio appannato, i pezzi di questi Summer Cats (e di altre band analoghe) tendono a riflettere nella loro assoluta normalità (troppo vicina all'anonimato?) la vita di chi li ascolta, trasfigurandola nell'epica minimalista di un quotidiano ineffabile in cui anche la minima piega può caricarsi di un simbolismo poetico.
Detto questo, alcuni pezzi (quasi sempre intorno ai due minuti) si lasciano ascoltare con discreto piacere e restano incollati alle orecchie, come "Super" (belle le sovrapposizioni vocali), "In June", "Waking Up" o "Maybe Pile".

Per i cultori del filone (oggi più fecondo che mai, a ben vedere), queste canzoni per i martedì (e mai titolo fu più azzeccato, cosa c’è infatti di più ordinario e rigorosamente non eccezionale di un giorno infrasettimanale come tanti altri?) costituiranno dunque un appuntamento immancabile che non deluderà di certo chi cerca nutrimento spirituale per i dolori del proprio giovane cuore ferito. Difficile, però, immaginare che una proposta di questo tipo possa varcare i confini ristretti di una confraternita di fedeli ferventi già del tutto convertiti alla causa. Ma forse è esattamente ciò che il gruppo voleva ottenere.

07/10/2009

Tracklist

  1. Let's Go!
  2. Hey You
  3. Super
  4. Fulton Gurls
  5. In June
  6. Wilde Rice
  7. Christopher Wren
  8. Maybe Pile
  9. Lonely Planet
  10. Camel Cords
  11. Waking Up
  12. St. Tropez
  13. Paperweight

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