E' bello, "...And the Ever Expanding Universe". O meglio: lo sarebbe, se solo fosse registrato decentemente. D'altra parte, è il gemello di "Population": stesso gusto per le canzoni dinamiche, ariose e iperdettagliate, stessa dominante prog, stesso estro corale. Solo una maggiore adesione agli stilemi indie/post di marca Broken Social Scene (aria indolente, bassline geometriche, qualche pezzo sospeso nei riverberi) sembra marcare qualche distanza dal tripudio liberty dell'album precedente.
E poi il suono: impreciso, sgranato, troppo compresso. Del tutto inadatto a render conto della ricchezza strumentale dei pezzi, di tutta la loro gamma timbrica. Lo-fi non si può certo chiamarlo, ma per un simile ventaglio di fiati, archi e tintinnii piantistici serve ben altro.
Peccato.
10/12/2009