Altar Eagle

Mechanical Gardens

2010 (Type)
synth-gaze

Da un nuovo progetto di Brad Rose sarebbe fin troppo scontato aspettarsi l'ennesimo monolite wyrd-drone-folk, come quelli da lui realizzati nel corso degli anni sotto l'alias The North Sea e patrocinati attraverso l'etichetta Digitalis, nonché di recente esplorati dal suo ultimo album "Bloodlines", lunga teoria di noise ed elettronica dal fascino pauroso e allucinato.

Ma, al pari di tante altre menti brillanti, Rose è artista eclettico, capace di cimentarsi su sentieri musicali ben diversi da quelli abituali. È questo, appunto, il caso di Altar Eagle, sigla che lo vede duettare con la moglie Eden Hemming e abbandonare drone e freak-folk in favore di una peculiare intersezione di scie sintetiche, accelerazioni elettroniche e muri di feedback dalle chiare reminiscenze shoegaze.

 

Benché collegamenti con molti degli artefici di quel suono ricorrano frequenti nel corso dei nove brani di "Mechanical Gardens", sarebbe fuorviante pensare ad Altar Eagle come all'ennesima band votata a un semplice e calligrafico revival shoegaze, poiché lo spettro sonoro risultante dall'album è ben più complesso e per certi versi sorprendente, poiché, in questa sua dimensione parallela, Brad Rose non rinuncia affatto ad alcuni dei caratteri cosmici, marziali e disturbanti, connaturati allo stile del suo progetto principale.

Il tutto è però calato su un costante tappeto di riverberi e di pulsazioni sintetiche, sulle quali la dolce voce della Hemming scorre sinuosa e immateriale, a contrappuntare con melodie eteree e sognanti un'inquieta dark-wave che, senza cesure di sorta, tende a trasformarsi gradualmente in un viaggio cosmico percorso da sferzate elettroniche tanto profonde da sfiorare talvolta accenti più prossimi alla techno che non a retaggi post-industriali.

 

Torsioni spettrali, flutti distorsivi e loop sintetici disegnano una sorta di dream-pop post-atomico, che non tralascia incursioni lo-fi e una consistenza sonora granulosa, che marca un chiaro legame con le altre produzioni di Rose. Sono proprio le diverse modulazioni assunte da questi elementi a trasfigurare i nove brani secondo forme molteplici, comprese tra la delicatezza sognante di "Breakdown" e l'aspra claustrofobia di "B'nai B'rith Girls", passando per le incalzanti aperture delle tastiere di "Monsters", in odor degli ultimi M83. Fluidità melodica e persistenza di feedback, con la loro incessante alternanza tra innalzamento e ritrazione, spostano l'approdo del viaggio nel tempo di "Mechanical Gardens" dalle melodie mielate dei Cocteau Twins alle astrazioni più rallentate di Slowdive e My Bloody Valentine, del tutto speculari alle quali risulta l'ancor più spiazzante incedere da dancefloor che fa capolino in molti dei brani e prende il sopravvento in particolare in "Pour Your Dark Heart Out" e nella tiratissima "Spy Movie".

 

Se Brad Rose voleva stupire, può dirsi senza timore di smentite che con questo nuovo progetto abbia colto nel segno; tuttavia, sarebbe riduttivo porre l'accento soltanto sull'effetto-sorpresa conseguito dalle sonorità prescelte per "Mechanical Gardens", trattandosi di un'opera che, a prescindere da ogni considerazione, riassume suggestioni synth-gaze in maniera vitalissima e dance-oriented, senza ricadere in emulazioni nostalgiche purtroppo non infrequenti in temperie artistiche caratterizzate dalla riscoperta di un suono o di un periodo musicale.

 

03/10/2010

Tracklist

  1. Battlegrounds
  2. Honey
  3. You Lost Your Neon Haze
  4. B'nai B'rith Girls
  5. Monsters
  6. Spy Movie
  7. Breakdown
  8. Pour Your Dark Heart Out
  9. Six Foot Arms

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