Akira Kosemura

How My Heart Sings

2011 (Schole)
modern classical

Da un lustro a questa parte, il compositore e pianista nipponico Akira Kosemura è riuscito gradualmente a ritagliarsi uno spazio tutto proprio nella fertilissima scena ambient del suo Paese, distinguendosi per una proposta capace di coniugare l'elegante impianto atmosferico dei brani con una dimensione melodica ammaliante e romantica, dalla potente carica suggestiva, il cui apice è rappresentato dal notevole disco dell'anno scorso, a titolo "Grassland", che gli ha fruttato anche una discreta popolarità di critica a livello internazionale.

così, forte della maturità raggiunta, il prolifico artista perviene al quinto lavoro in cinque anni (direttamente acquistabile dal sito della sua label personale, la Schole Records), "How My Heart Sings", il quale, nonostante condivida la stessa sensibilità creativa di tutta la sua produzione passata, rappresenta un punto di cesura importante con quanto finora si è potuto apprezzare dall'estro del minuto giapponese.

 

Se infatti il pianoforte costituisce da sempre lo scheletro portante delle composizioni, venuti meno i luminosi accompagnamenti elettroacustici, in questo disco assurge a unico e incontrastato protagonista, fatta eccezione per sparuti contributi di violino (come nell'ariosa "Grey") o di ottoni, atti a impreziosire il malinconico andamento delle melodie. Il risultato di tale processo di sottrazione è una manciata di sonate dal tocco notturno, per una durata complessiva di tre quarti d'ora scarsi, che nella loro asciuttezza si rivelano quanto meno spiazzanti di primo acchito, vista la ricchezza di sfumature e percezioni a cui il musicista aveva abituato in passato.

Il rigore espressivo del disco non deve però far pensare a uno stravolgimento totale del suo stile: la solida formazione di Kosemura come compositore per partiture ambientali rimane immutata, continuamente evidenziata attraverso le trame essenziali delle sue ballate. Che siano tenui valzer in punta di piedi (l'overture "Fleur"), oppure lente e fragilissime nenie, appena sussurrate ("Lete", "My safe place"), è evidente come l'intento dell'autore non sia quello di mostrare uno sfaccettato talento melodico, quanto quello di mettere in risalto la sua abilità nel ricreare scenari altamente evocativi anche con l'ausilio pressoché esclusivo del pianoforte, dal quale ricava il massimo grado di intensità emotiva con poche, accorte, pennellate.

 

L'operazione, sulla carta, appare come delle migliori, ma ascoltando il lavoro, ci si rende conto come alcuni ingranaggi nel meccanismo non siano stati oliati a dovere. È infatti soltanto nelle tracce di più ampio respiro che le buone intuizioni del compositore riescono a centrare pienamente l'obiettivo. La disarmante "Fragile" - nomen omen - scalda il cuore nel suo riproporre, in un crescendo quasi raveliano, un breve nucleo di note con sempre maggiore impeto e coinvolgimento, mentre "Larmes", che si staglia nei suoi sette minuti di durata, è la sinuosa e icastica rappresentazione della malinconia più pura, elevata a sommo grado di bellezza. Risultano appaganti anche "Nocturne", che nel suo andamento gentile riesce comunque a caricarsi di sinistri presagi, tanto cari a quel Chopin dalla cui fonte l'artista ha attinto in tantissime occasioni, nonché la più briosa "Noel", forte di un'anima più festante altrove difficilmente riscontrabile.

 

Uno spleen genuino riveste difatti come un manto i rimanenti brani, i quali, lungi dall'essere mal composti, finiscono tuttavia per riproporre, in linea di massima, le stesse soluzioni in fase di scrittura e interpretazione, talvolta sconfinando in formule fin troppo canoniche, che alla lunga difficilmente solleticano la curiosità anche di coloro che non sono propriamente cultori del genere. Non vi è dubbio che l'impianto formale su cui poggia il disco possa rivelarsi affascinante, a tratti addirittura sontuoso, è altrettanto indubbio però che il minimalismo melodico, volutamente ricercato da Kosemura, sconfina spesso e volentieri in un'eccessiva sobrietà, tant'è che sarà ben poco probabile che un lavoro del genere trovi altro impiego se non quello di delicata quanto anonima, tappezzeria d'atmosfera. Occorrerà vedere se con le future realizzazioni, l'artista saprà conciliare la sempre crescente ricerca di un'essenzialità assoluta a un intreccio in grado di trascendere il ruolo di mero sottofondo da lettura, capace di regalare ben pochi sussulti.

11/11/2011

Tracklist

  1. Fleur
  2. Grey
  3. Larmes
  4. Mirage
  5. Singing Birds
  6. Noel
  7. Nocturne
  8. Pluie Froide 
  9. Fragile
  10. Lete
  11. Light Dance
  12. My Safe Place

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