recensioni / 2011

Andrew Vladeck

Passing Knowledge And Other Songs

2011 (End Up)

folk-rock

di Gianfranco Marmoro

Vincitore dell’International Songwriting Competition (tra i giudici Brian Wilson e Tom Waits), Andrew Vladeck aveva dimostrato di possedere le carte in regola per appassionare i fan del songwriting made in U.S.A.
Il suo mix di folk, blues e pop risultava gradevole e interessante, pur senza oltrepassare la soglia della prevedibilità.

Ma se “The Wheel” restava nel limbo dei cantautori di bella speranza, il nuovo progetto ”Passing Knowledge” supera le attese rinunciando alle lusinghe della modernità.
Onorando la storia e la cultura americana, l’album è accompagnato da un piccolo libro che richiama alla mente i Pocket Poet Series, che dal 1955 offrirono la possibilità ai nuovi poeti di introdurre le loro opere tra le maglie della censura e della critica accademica.
Senza ambire al ruolo di nuovo Ginsberg o Kerouac il talentuoso musicista affronta le sue memorie: persone e luoghi si incrociano e si connettono, dando vita a storie evocative e sincere.

Più ambizione e coraggio caratterizzano le sei canzoni, le cui armonie asciutte e polverose e il cui cantato graffiante e loquace sono accompagnati da arrangiamenti inusuali.
Oboe, corno inglese e violoncello incastrano il fluire impetuoso della chitarra in “Living The Dream”, che apre senza indugi e introduce l’anti-folk di Vladeck senza esitazioni e dubbi, mentre lo stridio del banjo colora la suggestiva “Coney Island”.
L’ex ranger ha assorbito bene la lezione di Pete Seeger e la rilettura di Bruce Springsteen, ma il reale punto di riferimento artistico è il brioso folk-blues di David Bromberg, come è evidente nella ballad “Can't See Why”.

Non è carezzevole e confortante il folk-blues di “Passing Knowledge Of The Sexes” e non brilla per tenore melodico il fingerpicking di “Within Reach“. Andrew Vladeck non indugia in fronzoli, il suo status di loser possiede dei contorni interessanti e offre sei brani asciutti e descrittivi, che nel finale di “St. Petersburg” trovano un convincente esempio di onesto cantautorato, che senza ambire alla fama, traccia un percorso artistico quantomeno condivisibile.