Esordio su full length per il “Cafè de l’Enfer”, misterioso progetto di provenienza austriaca che attinge a piene mani dall'immaginario più oscuro della Francia del secolo scorso. Tale ambientazione viene ampiamente rimarcata nell’artwork e nell’idioma transalpino usato per le lyrics (fa eccezione la sesta traccia, "Messaline", uno spoken word in inglese). La scelta stessa del nome è significativa in tal senso: il Cafè de L'Enfer era infatti un suggestivo locale nel quartiere Pigalle di Parigi, interamente arredato a tema infernale (vale la pena di dare un’occhiata alle poche illustrazioni disponibili, ad esempio a questo indirizzo).
Seppur ascrivibile ai territori del martial-industrial, “Marchant…” presenta diversi spunti e contaminazioni, come le atmosfere barocche dell’iniziale “Je Ne Veux Plus Etre Pieux” o i passaggi più orchestrali, che presentano analogie con la musica degli Elend (giustamente citati nella press release). Emergono inoltre affinità con le opere di The Protagonist (Cold Meat Industry), e pertanto con un neo-classicismo ai confini della dark ambient (esemplare in questo senso è la maestosa e marziale title track).
Va anche segnalato il cantato per nulla monocorde, in grado di sottolineare le diverse sfumature degli otto lunghi brani dell'album, accompagnando sia i passaggi più sfumati che quelli pregni di livida emotività.
Le diverse “anime” di “Marchant…” lo rendono un’uscita al tempo stesso “settoriale” e poliedrica, e pertanto non destinata ai soli fan delle sonorità military-pop (chi ama gruppi come Dernière Volonté non rimarrà comunque deluso); del resto a venire rievocate sono soprattutto le "battaglie" interiori che da sempre attanagliano l’animo umano, filtrate in un’ottica decadente che riecheggia il già citato immaginario maledetto e bohémien.
25/08/2011