Quattro ragazzi di una cittadina nel Devon innamorati di Clash, Black Flag ed Elvis Costello, due chitarre, basso e batteria per un mix di blues, punk e hardcore-pop che rigenera come una doccia d'agosto.
Dopo una sequenza di concerti che hanno garantito una nomina come miglior live band per l'AIM Awards ecco un esordio a tratti che, senza nessuna bugia stilistica, rappresenta uno schiaffo sonoro che ripropone un pop-punk dai tratti essenziali e lievemente carismatici, per meno di trenta minuti ripartiti in undici tracce rozze e trascinanti.
Nulla è gradevole in "This Is The Computers", ma è un limite che il gruppo di Exeter trasforma in pregio, grazie a una buona dose di intuizioni armoniche che alimentano il suono garage-punk-rockabilly dell'album.
Pur rileggendo i canoni del genere, il gruppo affronta l'esordio con la dovuta urgenza, anche se l'album non offre spunti per una evoluzione futura del sound; ma si tratta semplicemente di quello che la band vuol delineare senza compromessi.
Dopo solo poche note "This Is The Computers" mostra il suo appeal, per cui se non riuscite a superare la seconda traccia non indugiate, non c'è nulla che possa elevare l'album al di sopra della media indie-rock. In verità il suono uni-dimensionale, pur se congeniale al corpo stilistico, non segnala quel briciolo di profondità che possa generare un consenso più ampio e trasversale.
Innegabilmente l'album offre buoni spunti; realizzato in soli quattro giorni - è stato registrato in casa di John 'Speedo' Reis (Racket From the Crypt) - accoglie ritmi sincopati ("Where Do I Fit In?"), accenni metal-doom ("Hat Damocles") e pop-punk danzabile ("Lovers, Lovers, Lovers").
Senza tregua e con brevi momenti di pausa l'album si illumina ("Group Identity"), si distende ("The Queen In 3d") e scorre con una vitalità che fa perdonare le volute ingenuità.
Non è un album che oltrepassa i confini del genere "This Is The Computers", ma un insieme gustoso che offre brio agli amanti del genere e non turba le notti dei critici attempati. Senza superare la prevedibilità e una certa mediocrità, il gruppo inglese ha comunque le carte in regola per riproporre un po' di entusiasmo. E ora, FUN FUN FUN.
04/10/2011