Composer

Un altro matrimonio tra folk ed elettronica nato da un incontro, poco casuale, a una riunione degli artisti della label InFiné.
Due musicisti con un breve percorso discografico, che allineano impeto e banalità con un tocco disarmante.
 
L'album d'esordio dei Composer è pop vestito di ampie orchestrazioni ritmiche e armoniche con visioni trip-hop che alimentano più di una speranza, come nell'iniziale "Check Chuck", anche se a tratti l'abuso di elettronica low-cost non regge l'incanto.
Stimolante nonostante tutto, "The Edges Of The World" offre un paio di episodi dream pop di buona fattura, le atmosfere cantilenanti e oniriche di "Aqualung" offrono spazio alla fantasia e all'imprevedibilità che anima l'apoteosi ritmica finale.
Sognante e delicata, "The First Time" conserva pathos e grazia in un esile gioco armonico quasi naif.

Quello che resta evidente è la cura dei particolari che dona spessore a trame spesso flebili, mentre il vero punto debole sono le voci, incapaci di reggere la tensione danceable di "Seven Days" e di "Rooftops", e altresì raramente ad agio nelle elaborazioni più complesse. 
La title track "The Edges Of The World" vaga senza meta, nonostante l'intervento vocale di Susanne The Man. Il tessuto trip-hop sognante ma privo di emozione, più intenso e spettrale di "Biome" realizza per un attimo le ambizioni del duo, con un puzzle astratto e ricco di piacevoli ambiguità.
 
In conclusione, l'album alterna spunti interessanti e buone idee non messe a fuoco, destando qualche sincera perplessità sulla riuscita finale. Raynaud e Eluerd hanno tutte le potenzialità per allineare beat e downtempo in un arazzo elettro-folk interessante, ma i colori usati in "The Edges Of The World" sono ancor avvolti nella nebbia, c'è comunque spazio ai margini della discografia per i Composer, in attesa che sotto i flussi dell'elettronica spunti una nuova poesia.

26/02/2012