A poco più di una settimana dall'uscita del quinto lavoro solista ("Canzoni perse"), raggiungiamo al telefono l'ex-La Crus dopo la data al Mamamu di Napoli. È l'occasione per farci raccontare la nascita di un disco che recupera materiale scartato in passato e lo riveste di elettronica grazie ai sintetizzatori di un amico di vecchia data.
Partiamo dal titolo. Dove si erano perse queste canzoni? Vengono tutte da uno stesso periodo o si sono smarrite nell'arco di più anni?
Nell'arco di più anni. Ce ne sono cinque con il testo di Alessandro Cremonesi (il terzo La Crus) che risalgono al 2011, poi ce ne sono altre più recenti, al massimo del 2014. Indicativamente, diciamo tutte scartate dal primo disco e dal terzo ("Una Mia Distrazione").
Avevano quindi tutte già anche un testo definitivo?
Sì, avevo già fatto i provini e alcune di esse avevano anche un arrangiamento completo, tipo "Lo So Lo Sai", che non è entrata nel primo disco per questioni di spazio e perché avevo già troppi pezzi lenti. Ho fatto quindi un'operazione che prevedeva di cancellare tutto l'arrangiamento e dare solo le basi con chitarra, voce e qualche ritmica elettronica a Stefano Giovannardi. Lui ha preso i pezzi e li ha completamente ribaltati, al punto che poi ho dovuto riadattarli perché non ero più in grado di cantarli.
Quando hai cominciato a pensare che i sintetizzatori di Stefano avrebbero potuto funzionare sui brani?
Subito sono rimasto interdetto, anche un po' spaventato. Poi ho chiesto il permesso a Stefano di riprenderli e cambiare alcune cose, anche se comunque l'ottanta per cento di quello che si sente nel disco è opera sua. Li ho resi soltanto un po' più adatti al mio gusto e a quello che ci dovevo cantare sopra. Stefano ha dei gusti molto diversi dai miei...in ogni arrangiamento c'era qualcosa che mi piaceva veramente tantissimo a livello di sonorità e qualche altra cosa che mi sembrava un po' troppo rigida. Ho quindi in pratica ammorbidito le ritmiche, utilizzando spesso vecchie batterie elettroniche Roland a cui sono molto affezionato.
Il fatto di aver ripreso questi brani abbandonati e aver dato loro una nuova veste elettronica, anche piuttosto audace, possiamo dire che sia il vero concept del disco?
Sì, il fatto che avessero una veste nuova è quello che mi ha convinto di più, e noto nelle recensioni che piace a molti, soprattutto il grosso contrasto tra le timbriche di voce e l'arrangiamento, che inizialmente vedevo come un rischio. Inoltre, io non sarei stato affatto in grado di fare una cosa del genere. Mi piace l'idea di aver fatto un disco che è una vera e propria collaborazione.
Come sempre, anche questa volta ci sono diversi autori di testi all'opera sul disco (l'unica costante è Alessandro Cremonesi), che hanno dato il loro contributo quando i pezzi avevano un arrangiamento molto diverso. È stato più difficile cantare i testi ora, in un contesto di sonorità elettroniche? C'era qualcosa che proprio non funzionava rispetto a come era stato pensato il pezzo all'inizio?
Non ho avuto problemi in tal senso, anche perché poi io sono sempre molto aperto a questo genere di cose e penso che si possano sempre trovare soluzioni condivise anche per testi che sembrerebbero nati per altro tipo di arrangiamenti. Si è creato questo clima molto metropolitano, notturno, che è una cosa che si sente in quasi tutti i testi, ma anche nelle sonorità, alla fine.
A tal proposito, anche se nel disco non si parla direttamente di Milano come in "Una Città Esposta", l'importanza del contesto urbano viene fuori chiaramente già a partire dai due video ("45 giri" e "Novembre"). Quanto influisce su di te Milano in termini musicali?
Credo tanto, anche perché, pur non essendo i miei genitori milanesi, io sono nato e vissuto sempre lì. Rispecchia in particolare il mio modo di essere, che considero in fondo mitteleuropeo, un po' malinconico e nebbioso. Non ho mai vissuto in altre città, ma da questo punto di vista Milano è perfetta.
L'inizio della tua carriera solista aveva una forte componente "do it yourself" (suonavi tutto da solo, spedivi copie personalizzate dei tuoi cd ai fan). "Canzoni Perse" è l'approdo definitivo a qualcosa di diverso: il disco è nato anche grazie al lavoro di altri, i fan ora ti ascoltano principalmente attraverso le piattaforme di streaming. Ti senti a tuo agio in questa evoluzione?
Sì e no. In effetti hai ragione, è il primo disco che faccio nel quale Spotify si è imposto definitivamente come modo popolare di ascoltare musica. In ogni caso, anche questo disco l'ho fatto con una sorta di artigianalità: ad esempio nel cd c'è una locandina piegata in dodici a mano da me, ogni copia può essere intestata, numerata. Ci tengo ancora molto, ma mi sono ovviamente reso conto che più passa il tempo e più queste cose perdono di senso, soprattutto perché il mercato per quel tipo di artigianalità si sta riducendo.
Chiara Castello ti aveva già accompagnato nel tour precedente con la sua loopstation, e con ottimi risultati. Ora canta tutti i pezzi insieme a te e c'è anche l'elettronica di Stefano. Come si traduce tutto questo dal vivo?
Si traduce principalmente in un buon lavoro, che fa il computer (ride, ndr). Ho cercato di convincere Stefano a rendere il suo lavoro più minimale, magari senza computer, con una batteria elettronica e un paio di synth per fare tutto dal vivo, però in questo modo c'erano effettivamente tantissime sfumature di arrangiamento importanti che rischiavamo di perdere. Alla fine ci siamo resi conto che è meglio far gestire tutto ad Ableton Live (il software più utilizzato per esecuzioni dal vivo con l'elettronica, ndr), che permette di cambiare un po' la struttura dei pezzi con una pedaliera. Le strutture sono molto aperte, possiamo decidere di fare la prima strofa due volte, o fare tre ritornelli. È un bel modo per avere qualcosa in più rispetto alle normali basi e garantire anche un po' di improvvisazione.
"Canzoni Perse" è solo un bell'esperimento o pensi che possa essere l'inizio di qualcosa di più, nel tuo percorso artistico?
Non lo so, in effetti me lo sto chiedendo. Potrebbe essere un esperimento che continua anche in altre canzoni. Questa cosa di dare a Stefano dei pezzi, aspettare che lui aggiunga idee molto diverse dalla mie e poi rimaneggiare il tutto, è una cosa che mi è piaciuta tanto e che potrebbe avere davvero un futuro.
Per concludere, esattamente vent'anni fa, nel 1997, la scena musicale italiana attraversava uno dei suoi momenti più creativi. Tu ne facevi parte, con i La Crus, che quell'anno facevano uscire "Dentro me". Mauro Ermanno Giovanardi ha appena celebrato quel periodo con un disco di cover. Ti senti mai nostalgico al riguardo?
Mi sento nostalgico non tanto per quello che facevamo, perché lo facevamo con naturalezza, al massimo mi sento nostalgico per il modo in cui lo vivevamo, che era quello di tutti quelli che sono all'inizio e hanno meno di trent'anni. L'inizio di qualcosa, quando funziona, è sempre il momento migliore, e credo che sia così anche adesso. Ad esempio, anche per i The Giornalisti quelli attuali sono i momenti migliori. Dopo è più difficile continuare quel tipo di esperienza, mantenerla. Adesso che ho cinquant'anni l'appesantimento si sente e quindi un po' di nostalgia ce l'ho, anche se non a livello artistico. La cosa veramente speciale di quel periodo era che si suonava sempre di fronte a tantissima gente, c'era parecchio investimento da parte delle case discografiche. Noi come La Crus siamo riusciti a fare delle bellissime cose grazie anche alle persone che avevamo dietro e che investivano su di noi. Registravano in studi molto belli, facevamo belle esperienze all'estero. Adesso questo non c'è più.
Cesare Malfatti(Adesiva Discografica, 2011) | |
Due Anni Dopo(Adesiva Discografica, 2013) | |
Una Mia Distrazione(Adesiva Discografica, 2014) | |
Una Città Esposta(Adesiva Discografica, 2015) | |
Canzoni Perse(Riff Records, 2017) |
Per Noi (videoclip, da Una Mia Distrazione, 2014) | |
Lo Sposalizio Della Vergine (videoclip, da Una Città Esposta, 2015) | |
45 giri | |
Novembre |